Il mangiatore solitario

L’ennesima dimostrazione del mio provincialismo arriva da New York, la tendenza è infatti andare al ristorante da soli
Ristorante - © www.giornaledibrescia.it
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Adoro i panini con il salame, mi piacciono molto anche con la mortadella, ma il salame resta il mio salume preferito. Accompagno i panini imbottiti con un bicchiere di vino rosso o una birretta bella fresca. Ho gusti semplici. Mangio volentieri a casa, non so cucinare ma sopravvivo.

Se vado al ristorante è per la compagnia. L’ennesima dimostrazione del mio provincialismo arriva da New York, la tendenza è infatti andare al ristorante da soli. Il solitario, spiegano, è un appassionato di cibo; mangiare senza nessuno accanto, spiegano ancora, è una forma di meditazione, per star bene con se stessi.

A pensarci bene è una scelta che semplifica la vita: inviti una persona che conosci già bene e per far colpo puoi evitare di portarti al sushi costosissimo, lo sai che odi quel pesce crudo; non devi prepararti riflessioni sui cambiamenti climatici per dimostrare quando sei sensibile ai temi della terra, sei sensibile a prescindere; puoi anche andare in una bettola da menù fisso a dieci euro, sei uno sicuro di te, non devi ostentare nulla.

Ogni mattina sua mamma dava al mio compagno Vittorio 1.500 lire per la ricreazione. Lui ne spendeva 350 per le caramelle gommose che mangiava compulsivamente durante le prime due ore, non ne offriva nemmeno una. Al bar della scuola prendeva sempre il panino al prosciutto, che però costava 1.200 lire, le 50 lire mancanti le chiedeva a me.

Un giorno gli dissi: mi viene il dubbio che più della mia compagnia ti interessino i miei soldi. Ti sbagli, mi rispose, mi interessa mangiare il panino. Un newyorkese inconsapevole.

 

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