Il legale di Bossetti: «Il Dna è suo o no? Lo dicano le perizie»
«Facciamole, allora, queste perizie e andiamo a vedere se quel Dna è davvero il suo o se, come crediamo noi, non è il suo». Così l'avvocato Claudio Salvagni, legale di Massimo Bossetti, si è rivolto alla Corte d'Assise d'Appello di Brescia in un altro passaggio della sua arringa in corso nel processo di secondo grado sull'omicidio di Yara Gambirasio.
Il difensore in questa parte del suo intervento, ancora una sorta di "infarinatura" di elementi che verranno trattati più avanti nello specifico, ha anche chiarito che il computer di Bossetti sequestrato e analizzato «non è quello di un pedofilo come dovrebbe sapere chi si occupa di casi del genere».
Per il difensore la prova "regina" del Dna, secondo l'accusa, è soltanto un dato presentato come «roboante ma sbagliato» e «non si può condannare un uomo» sulla base di «71», come sostiene l'accusa, risultati attribuibili a Bossetti «su 101 e gli altri 30?».
Per la difesa poi «le sfere metalliche e le fibre» trovate sul corpo della 13enne «non sono indizi» a carico di Bossetti e il furgone ripreso nelle immagini agli atti «non è il suo».
Sempre secondo Salvagni, nel corso delle indagini gli investigatori hanno analizzato «10 anni» di attività sul computer di Bossetti e hanno «trovato una sola ricerca e tra l'altro poco prima del suo arresto, nel 2014, e non a carattere pedopornografico, tanto che la stessa sentenza di condanna di primo grado parla di "latamente pedopornografico", usando quel "latamente" che è un po' il concetto dell'accusa, tutto è latamente qua, le sfere sono latamente compatibili e allora anche Bossetti è latamente colpevole in base a una prova latamente scientifica».
Sulle ricerche on line del muratore di Mapello aveva molto insistito in mattinata il legale della famiglia di Yara, Andrea Pezzotta, elencando esplicitamente le parole che avrebbe digitato Bossetti con riferimenti sessuali a «ragazzine». Sempre in relazione al Dna, la difesa del carpentiere ha ribadito anche oggi, come già fatto molte volte, che le analisi sulle tracce genetiche hanno portato al risultato che «non c'è nemmeno il Dna mitocondriale di Bossetti ma di un altro, ma non si è voluto approfondire neanche questo tema».
In relazione alle sfere metalliche, poi, Salvagni ha parlato di un «errore» dell'anatomopatologa Cristina Cattaneo, mentre dall'analisi delle celle telefoniche è emerso che «un'ora prima dei fatti il suo telefono era nella zona di casa sua».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato