Il fabbro Piercarlo dopo la pensione coltiva l’antico grano che viene dal sud
Le sue spighe generalmente vengono accarezzate da altri venti, lasciano che a dorarne il profilo sia il sole caldo che lambisce i terreni del Sud d’Italia, ma qualche tempo fa le sue sementi hanno lasciato il tacco della Penisola per viaggiare sino a Botticino dove hanno trovato dimora. Stiamo parlando del grano antico Senatore Cappelli, varietà la cui storia mette radici all’inizio del secolo scorso, a Foggia, dove fu ottenuto per selezione genealogica, per divenire, con le sue qualità nutrizionali eccellenti, «carne dei poveri».
Il viaggio fino a Botticino
Ora quel grano cresce anche nell’hinterland bresciano da Piercarlo Prandini: «Poco più di un anno fa - ripercorre l’agricoltore - un’amica, mi ha regalato la semenza di questo grano che la sua famiglia, i Lagrasta, coltiva in Puglia, una varietà del passato che non ha subito alterazioni o modifiche da parte dell’uomo, ma che è rimasta autentica e originale». Dai 20 kg di chicchi seminati sono stati raccolti 3 quintali di grano: la coltivazione è stata fatta in asciutto, la concimazione biologicamente. A giugno si è proceduto alla raccolta, ed è stata seguita dall’essiccazione naturale delle spighe, legate in cove e tenute in verticale sul posto.
Nei giorni scorsi si è eseguita la battitura, pure quella particolare: «Ho utilizzato una macchina, messa a disposizione dal G.a.t.e.b., gruppo amatori trattori d’epoca di Bedizzole, fabbricata dopo la Prima guerra mondiale e impiegata negli anni ’20 in montagna. A differenza dei mezzi utilizzati nelle zone di pianura è cinque volte più piccola ed è fatta in modo che si possa smontare in vari pezzi proprio per essere portare in altura». Così il Senatore Cappelli, grano duro, cereale d’eccellenza con bassissimo contenuto di glutine e dagli elevati valori nutrizionali, adesso è pronto per la macinazione che verrà fatta con mulino a pietra per divenire pane.
Ritorno al passato
Prandini, fabbro in pensione, è arrivato a coltivarlo «per passione: sono nato - spiega - in una famiglia di contadini, numerosa. Per necessità ho intrapreso una professione altra rispetto al mondo agreste, ma, dopo la pensione, mi ci sono riavvicinato. Oggi ho qualche capra, alcune galline, api, tante, e coltivo il grano antico e pure il mais spinato, l’amore per la terra mi è sempre rimasto nel cuore». Come la curiosità.
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