Il «dossier» Formentone entra in Loggia

Attraverso le nostre pagine le voci della città con proposte, idee e sollecitazioni entrano in Loggia
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Molti approvano l’idea di una piazza alberata in Largo Formentone, qualcuno aggiunge la proposta di possibilità diverse (dalle bancarelle di qualità fino a una cassa armonica per concerti) e non manca certo chi mette in guardia contro soluzioni dettate da «improvvisazione e dilettantismo». Tutti - però - concordano su un punto: lo spazio che si apre a nord di Palazzo Loggia e che la tradizione bresciana chiama Piazza Rovetta può essere strategico per il futuro del centro cittadino. E dopo anni di scelte contrastate merita finalmente di trovare una propria identità.

Ha avuto l’effetto di un sasso nello stagno l’iniziativa «Piazza Rovetta 2020» lanciata nelle scorse settimane dal GdB attorno alla proposta di realizzare nello slargo un’area alberata che ospiti bar all’aperto, mercatini e iniziative. Una suggestione accompagnata anche da un bel disegno che, lungi dal voler rappresentare un vero e proprio «render» architettonico, intendeva fornire una prima impressione sul possibile effetto finale.

Molte le voci della città che abbiamo registrato e di cui abbiamo dato conto giorno dopo giorno (operatori commerciali, associazioni, parroci, residenti della zona...) e molte le mail e i commenti postati sul nostro sito web. Ora l’intero «dossier» di questo dibattito pubblico verrà sottoposto a Palazzo Loggia come semplice - ma speriamo non banale - contributo verso la definizione del futuro di Largo Formentone, per il quale nel piano opere pubbliche 2014 il Comune ha appostato 800mila euro indicando una disponibilità e un’attenzione anche se al momento non c’è un progetto conclusivo.

A partire dalla nostra iniziativa, anche sul sito di Piattaforma civica si è aperto un diabattito. Dove non sono mancare le posizioni critiche verso le modalità dell’iniziativa GdB. Secondo Marco «la città storica è un tessuto minerale, l’idea di mettere alberi a pioggia è culturalmente sbagliata». Pierre-Alain sottolinea che «la questione è molto seria e non può essere risolta a colpi di render e proposte popolari» mentre Alessandro ricorda che «il luogo era occupato da un edificio tanto largo e tanto alto e può tornare ad esserlo».

 

 

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