Il Covid spinge i giornali digitali: GdB quinto fra i locali
Del ruolo della macchina dell’informazione durante il drammatico periodo dell’emergenza sanitaria in Italia si è già trattato in altre sedi. Forse soltanto nel Dopoguerra c’è stata una tale fame di notizie da parte degli italiani, capace di dimostrare forse anche agli scettici quanto fondamentale sia il ruolo della stampa nelle democrazie contemporanee, e non solo nei periodi di profonda crisi. Eppure forse ad oggi l’attenzione collettiva si è focalizzata soltanto in parte sul peso della stampa locale, spesso il primo avamposto in cui i fatti vengono scoperti, sviscerati e trasformati in notizie poi «esportate» anche oltre i confini provinciali e regionali.
È quanto accaduto dall’inizio di questo 2020, e non soltanto durante i mesi di lockdown. A partire da marzo proprio a Brescia - in quel momento l’epicentro della pandemia europea - migliaia di persone hanno sentito il bisogno di informarsi più di prima, per sapere quasi in tempo reale cosa stava accadendo proprio fuori casa propria. E a tratti si è assistito quasi ad un corsa all’edicola (fisica o digitale che fosse). Ma un fenomeno analogo è accaduto in pressoché tutta Italia, dove tra marzo e maggio le copie e gli abbonamenti digitali venduti sono andati aumentando progressivamente.
Merito del lockdown e del maggior tempo libero degli italiani per poter leggere? Soltanto in parte. Lo dimostrano gli ultimi dati diffusi da Ads: a giugno (dunque a lockdown già finito e in piena fase 2) i quotidiani territoriali portano a casa un +34,3% di copie digitali, mentre le testate nazionali si consolidano sul digitale ma di un più contenuto 27,3%. Ad aver inciso nell’importante incremento è certamente la capacità dei quotidiani locali di aver rafforzato trasversalmente il loro legame con i rispettivi territori, riuscendo ad essere più puntuali e precisi sui contesti di riferimento durante l’emergenza sanitaria. Ma ha certamente influito anche le difficoltà maggiori nel recarsi in edicola per determinate fasce della popolazione in un momento storico tuttora caratterizzato da maggiori rischi. Il tesoretto di nuovi lettori, che per il momento i giornali locali sono riusciti a valorizzare anche nella fase 2, resta comunque una buona notizia che non era scontata.
Ma chi ha fatto meglio sul fronte digitale? A guidare la top five dei quotidiani locali più venduti c’è il Gazzettino con 13.627 copie. Seguono il Quotidiano di Sicilia con 6.958, l’Unione Sarda con 6.184, Dolomiten con 4.986 e il nostro Giornale di Brescia, che con 4.670 copie digitali vendute si piazza al quinto posto in Italia. Diverso il discorso sul fronte delle copie cartacee, dove si assiste ad un segno negativo pressoché totale. Ma i dati forniti da Ads danno anche altre informazioni importanti sul rapporto tra gli italiani e l’informazione locale. Perché se è vero che a giugno le testate territoriali hanno perso l’11,8% nel totale diffusioni su carta e digitale, è anche vero che fanno meglio dei concorrenti nazionali, che registrano invece un pesante -16,7%. Allo stesso modo, in edicola la stampa locale segna un -16% ma meglio del -24,3% su quella nazionale. Così, nella classifica delle prime 5 testate territoriali per totale di copie carta+digitale primeggia QN-Il Resto del Carlino con 75.197 copie, seguito da QN-La Nazione con 52.189, il Gazzettino con 49.250, Dolomiten con 38.485 e Messaggero Veneto con 35.431.
La nuova sfida per i giornali locali come il GdB sta per arrivare con l’autunno, quando l’Italia e il nostro territorio faranno i conti coi timori legati ai nuovi contagi e alle incertezze economiche per migliaia di imprese. Sarà una nuova difficile prova per i primi avamposti dell’informazione.
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