Il coronavirus circolava già a gennaio 2020: a Brescia 60 casi

Studio di Regione e Ats lombarde certifica che il Covid c’era prima di Codogno: 527 i casi accertati in regione
Un paziente in un reparto di terapia intensiva - Foto Ansa/Max Cavallari © www.giornaledibrescia.it
Un paziente in un reparto di terapia intensiva - Foto Ansa/Max Cavallari © www.giornaledibrescia.it
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Il virus circolava in Lombardia ben prima di Codogno. A certificarlo è uno studio sulla presenza del Sars-CoV-2 prima del paziente uno, scoperto il 20 febbraio 2020. La ricerca («The early phase of the Covid-19 epidemic in Lombardy») è firmata da Danilo Cereda del settore Welfare di Regione Lombardia e da infettivologi e virologi delle Ats e degli ospedali lombardi (tra cui Michele Magoni dell’Agenzia di Brescia) ed è pubblicata sul numero di dicembre della rivista scientifica Epidemics.

I risultati confermano che, «sebbene il paziente zero non sia mai stato identificato», il Sars-Cov-2 circolava in Lombardia già a metà gennaio 2020. In che misura? Lo studio ha identificato 527 casi prima di Codogno sparpagliati in 222 Comuni lombardi, quasi uno su sette; una situazione inconsapevole e incontrollata che ha facilitato la diffusione indisturbata del virus. Le restrizioni hanno sì contenuto l’epidemia. Ma ormai la circolazione era già troppo diffusa. Lo studio ha calcolato un indice di trasmissibilità R0 ben oltre l’1 già a metà febbraio: si va dal 2,3 di Sondrio al 3,3 di Milano e Brescia.

I risultati

L’indagine ha consentito di individuare 527 casi «con insorgenza di sintomi» prima del 20 febbraio: l’89,2% è stato ricoverato in ospedale e il 27,5% è deceduto. Dei 145 decessi, 137 avevano più di 65 anni. L’identikit dei «casi fantasma» è simile a quello ufficiale: il virus ha colpito più gli uomini (337, il 64%) e gli anziani (età media 69 anni). Tra i 527 casi anche 39 operatori sanitari. Al 20 febbraio i casi sintomatici erano già presenti in tutte le province lombarde, con Lodi e Bergamo che rappresentavano il 53% del totale e Brescia, Cremona e Milano che pesavano per il 35%.

Nel Bresciano, in particolare, sono stati identificati 60 casi fantasma. Il 10 febbraio il virus circolava già in 9 Comuni (Brescia, Gussago, Concesio, Ospitaletto, Salò, Borgosatollo, Orzinuovi, Villachiara, Manerbio). Il 20 febbraio si era diffuso in una cinquantina di paesi. La crescita esponenziale è avvenuta tra il 18 e il 24 febbraio. Il 9 marzo il virus era in quasi tutta la provincia. E a quel punto i casi identificati dallo studio erano 3.482 (739 per i report ufficiali). Insomma, il contagio era già esploso. E le restrizioni si sono rivelate «necessarie».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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