Il Centro Paolo VI ritorna ad essere un «hotel» Covid
La richiesta è già arrivata dall’Asst degli Spedali Civili, che sta fronteggiando un nuovo, forte aumento dei ricoveri di pazienti positivi al coronavirus. Al Centro pastorale Paolo VI tutto è pronto per accogliere nuovamente i pazienti contagiati dimessi dagli ospedali che non possono fare ritorno immediatamente nelle loro case. La struttura è stata messa a disposizione dalla Diocesi lo scorso marzo ed ha ospitato 85 pazienti nel corso della prima ondata; dopo la chiusura di maggio e la tregua estiva, altri 15 sono tornati nel Centro tra novembre e dicembre. La formula dell’accoglienza sarà la stessa già messa in atto.
Oggi 48 stanze tornano disponibili così come è stata allertata l’equipe delle infermiere della Croce Rossa. La richiesta di riattivare la convenzione con l’Asst degli Spedali Civili, che sta fronteggiando una nuova, forte pressione dei ricoveri, è arrivata dall’Ast. Si è anche registrata l’assoluta volontà della Croce Rossa a dare il pieno supporto in termini professionali e di organico a tutti coloro che saranno ricoverati e che avranno bisogno delle previste forme di assistenza sanitaria e psicologica.
Il Paolo VI è a tutti gli effetti un «hotel Covid potenziato», a metà tra struttura di degenza con sorveglianza sanitaria - per la presenza delle volontarie della Croce Rossa - e luogo in cui chi è autosufficiente può attendere chi viene dimesso dagli ospedali l’esito negativo del tampone e si trova impossibilitato a trascorrere in isolamento la quarantena a domicilio. Anche questa volta gli aspetti sanitari dell’operazione verranno coordinati dall’Asst Spedali Civili e in particolare dal direttore sociosanitario Annamaria Indelicato.
Gli ingressi verranno vagliati da una commissione; alla struttura non accederanno solo pazienti dimessi dal Civile, ma anche da altri ospedali e non solo bresciani. Il personale non verrà coinvolto, nemmeno questa volta. I servizi di pulizia e ristoro saranno infatti a cura di realtà esterne. «Tutto è pronto a riprendere l’assistenza – ha spiegato l’amministratore delegato del Centro Paolo VI, Giovanni Lodrini -. Quello che ci auguriamo comunque è di aver approntato l’apparato necessario senza però dovervi ricorrere».
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