Il carro del vincitore è il meno affidabile

Gli uomini sono colpevoli e esecutori del loro fatale destino, profetizzato nelle parole di Franz Kafka: «C’è molta speranza, ma nessuna per noi»
Il cavallo di Troia - Tiepolo - © www.giornaledibrescia.it
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Il mezzo di trasporto meno affidabile di tutti i tempi è senza alcun dubbio il carro del vincitore; le viti e i bulloni si possono facilmente allentare rendendo instabili le sicurezze del conducente. I passeggeri invece, come i grilli necessitano di agilità e prontezza per saltare al momento opportuno su carri più sicuri. La Storia registra una lunga serie di vincenti decaduti che hanno guidato carri di foggia militare, politica o industriale, in questo elenco però non vi è traccia di carri agricoli, benché i contadini abbiano intriso la terra di sudore tirando stanghe di legno.

Se penso alla vittoria rivedo il viso di una donna sorridente che nel 1945 guardava l’ingresso trionfale degli americani a Roma. Lei rappresenta l’immagine dell’Italia che sembrava rinascere in quella primavera inoltrata, dove la gente si riversava nelle piazze e sgomitava per salire sui carri armati che entravano nella capitale come vincitori. Spesso il tempo scorrendo si comporta come Penelope, la quale di giorno tesseva la tela che di notte disfaceva e ciò che crediamo consolidato finisce inesorabilmente per frantumarsi.

Questo accade ciclicamente a piccole e grandi imprese familiari, le quali difficilmente sfuggono alla linea dell’ellisse che nei suoi fuochi opposti prima crea, poi consolida e infine distrugge, confermando la difficoltà di mantenersi saldi al comando di qualsiasi carro. Che non fosse semplice restare in equilibrio lo pensava anche Giuseppe Prezzolini, la cui convinzione «in Italia nulla è più stabile di quanto è provvisorio», è diventata un succoso aforisma, benché la provvisorietà sia diventata stanziale all’interno di tutti i confini internazionali.

Oggi la condizione che regna sovrana è l’incertezza, essa aleggia nelle casse del pianeta globalizzato, dissipate da generazioni di eredi rapaci. Noi siamo solo la sinopia dell’umanità laboriosa e creativa che ha raggiunto il suo apice nel recente «secolo breve».

Per questo dovremo salire sul carro come i condannati a morte dopo l’autodafé e portati verso la meritata esecuzione. Sono le immagini del cervo con il palco di corna in fiamme, imprigionato dagli incendi nella Siberia orientale, le prove del delitto di aver condotto il carro della nostra Madre Terra verso la distruzione. Tutti gli uomini sono colpevoli e esecutori del loro fatale destino, profetizzato nelle parole di Franz Kafka: «C’è molta speranza, ma nessuna per noi».

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