Il campo Calvesi, dal sequestro alla restituzione alla città
Chi allora si allenava sulla pista di via Morosini a Brescia ricorda bene la regola d’oro che tutti erano tenuti a imparare dal giorno uno: vietato calpestare l’erba. Perché la Caffaro era a pochi metri di distanza e il Pcb che si era riversato nei campi e nelle rogge viaggiando per chilometri più a sud era ovviamente finito anche in quella terra calpestata per decenni da atleti, grandi e piccoli.
Succedeva nel 2013, anno in cui il campo Calvesi venne sequestrato per via delle indagini sull’inquinamento prodotto dalla Caffaro all’interno di quella che era stata individuata come una zona rossa, la più inquinata. Nove anni dopo, oggi, lo storico punto di riferimento per l’atletica bresciana viene restituito alla città, bonificato e con nuovi spazi per allenarsi.
Com'è iniziato tutto
Il campo Calvesi ha una lunga storia e come gran parte di via Milano è legato alla fabbrica Caffaro. Fu costruito nel 1955 dal Coni, il Comitato olimpico nazionale italiano. Allora si chiamava campo Scuola Morosini e il proprietario era il Comune di Brescia, che ne divenne gestore effettivo dal ’75. Il nome Calvesi venne dato in onore di Alessandro Calvesi, celebre allenatore bresciano di ostacolisti e tecnico federale scomparso nel 1980, che nel 1950 fondò la società Atletica Brescia 1950, portando in città campioni come Gino Paterlini, Baldassare Porto, Antonio Siddi, Armando Filiput. Secondo lo storico Marino Ruzzenenti, autore del libro «Un secolo di cloro…e Pcb» che nel 2001 attirò l’attenzione nazionale sul caso Caffaro, quel terreno era stato fortemente compromesso già un decennio prima della costruzione del campo di atletica. Per questa ragione, scrive Ruzzenenti, l’agricoltore che lo possedeva fu costretto a venderlo alla Caffaro, la quale poi riuscì a cederlo all’Amministrazione comunale.
Il salto record di Sara Simeoni
Per decenni migliaia di atleti bresciani si sono comunque allenati sul circuito di via Morosini, diventato famoso il 4 agosto 1978: è la data in cui la campionessa olimpica veneta Sara Simeoni saltò i 2,01 metri battendo il record mondiale femminile di salto in alto. Nel 2018, quarant’anni dopo, Simeoni è tornata a Brescia per festeggiare quel momento storico tra una folla di tifosi: «Non mi sarei mai aspettata che a distanza di tanti anni la gente si ricordasse ancora del mio record – aveva detto –. Quando arrivai a Brescia in quel caldo pomeriggio estivo non avevo intenzione di superare i 2 metri. Salto dopo salto durante la gara le sensazioni erano ottime, così divenni fiduciosa. Non mi resi immediatamente conto della portata del mio salto. Solo a distanza di anni ho davvero realizzato di aver fatto una grande cosa».
Il sequestro nel 2013
È il 10 maggio 2013 quando i Carabinieri del nucleo investigativo di Brescia mettono sotto sequestro il campo di atletica Calvesi di via Morosini su mandato della Procura della Repubblica. Il sequestro arriva dopo un mese in cui si discute parecchio di terreni, Caffaro e Pcb a causa di un servizio di Presa Diretta sui Rai 3 che riaccende i riflettori sull’inquinamento della fabbrica di via Milano e sulle mancate bonifiche delle aree circostanti ancora accessibili ai cittadini, tra le quali appunto il Calvesi.
Dal 2002, anno in cui viene istituito il Sito di interesse nazionale Caffaro, circa ogni sei mesi viene rinnovata un’ordinanza del sindaco che vieta l’utilizzo di terreni risultati contaminati dai veleni di Caffaro. Tra questi ci sono ampie porzioni di prato del campo di atletica. Di fatto però, come raccontò in quei giorni al Giornale di Brescia il custode del Calvesi Giancarlo Zamboni, il divieto spesso non era rispettato: «Ci sono i cartelli, ma non è che posso fare il vigile per dire alla gente cosa fare. Non si può calpestare l’erba, tutti lo sanno. Però vedevo persone che ogni giorno passavano sopra le parti vietate». Sull’onda mediatica del servizio della Rai, già l’11 aprile 2013 la Fidal bresciana sospende tutte le competizioni previste in primavera e in estate al Calvesi. Il sequestro viene convalidato dal gip il 18 maggio 2013. Per il numero uno del Coni a Brescia Ugo Ranzetti «è un atto grave», che «ferma l’atletica bresciana e impedisce ai giovani di fare sport». Per tutti però è arrivato il momento che si facciano analisi più approfondite sui terreni del Calvesi. La priorità, ripetono le associazioni sportive, è tutelare la salute degli atleti, che vengono trasferiti per un periodo prima in piazza Loggia e poi all'istituto Tartaglia.
La bonifica
Il resto è storia recente. Il campo viene dissequestrato nel 2018 e il risanamento del Calvesi fa parte dell’agenda del ri-eletto sindaco di Brescia Emilio Del Bono. Prima del Calvesi, vengono effettuate le bonifiche dei giardini delle scuole Divisione Acqui, Deledda, Parenzo e dei parchi pubblici di via Nullo, Passo Gavia, via Parenzo. La stima iniziale dell’intervento era di 5 milioni di euro: ne sono serviti 3.346.000, secondo quanto riferito dalla Loggia con una nota. I lavori della Htr Bonifiche e delle bresciane Pavoni Spa e Germani Spa sono iniziati il 6 febbraio 2019 e si sono conclusi a maggio di quest’anno.
La bonifica ha interessato 23.369 metri quadrati, sul totale di circa 36mila, da qui sono stati asportati i primi 50 centimetri di terra: 13mila metri cubi impregnati da diossine e Pcb, che sono stati portati in vari impianti di smaltimento in Lombardia e in parte minoritaria anche alla Tecno Inerti, la discarica nata nell’ex cava Inferno di Ghedi.
La restituzione alla città
In teoria l’inaugurazione del Calvesi era prevista per il 3 agosto 2020, slittata poi a novembre per il Covid. Le proroghe si sono poi susseguite fino ad arrivare ad oggi, come promesso pochi giorni fa dall’assessore all’Ambiente del Comune di Brescia Miriam Cominelli.
Alle 10 c'è stato il taglio del nastro con tutte le istituzioni e le esibizioni dell'Atletica Brescia nella corsa a ostacoli, nel salto in alto e con l'asta, e nel lancio del martello e del giavellotto. Per la restituzione del Calvesi alla città è arrivata anche una madrina d’eccezione: Sara Simeoni, che è tornata su quella pista che l’ha consacrata alla storia dello sport italiano.
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