Il caffè nella biblioteca di Mazzano ha il gusto dell’inclusione
Quel che a entrambi piace di più fare è preparare il caffè da servire ai clienti. Tra un ordine preso e l’altro esaurito, ci sono poi la cura del banco, degli spazi attorno, l’attenzione per tempi e dinamiche, il rapporto con i clienti. Luca e Cristian sono i primi operatori attivi nel bar della biblioteca «Franca Meo» di Mazzano.
A loro, ieri, con le prime colazioni servite, è toccato l’onore e l’onere di dare il via all’attività, ma anche al progetto di inclusione sociale ad essa legato. Perché la gestione dello spazio, come da bando, compete alla cooperativa sociale La Rondine, realtà del territorio, e a occuparsi di servizio bar e caffetteria (negli orari di apertura della biblioteca) sono gli utenti dello Sfa, il Servizio di formazione all’autonomia. Affiancati da due operatori, e seguiti dalle educatrici Priscilla Olari, Sara Cappelletti e Valentina Bertoli.
Imparare a collaborare
«In un contesto molto bello, accogliente e protetto - spiegano queste ultime - i ragazzi, che tendenzialmente tendiamo a far operare in coppia perché si coordinino, famigliarizzano con mansioni e ambiente lavorativo, imparano a collaborare tra colleghi, nonché puntualità e rispetto di ruolo e responsabilità. Ma anche a relazionarsi con i clienti e a raggiungere il luogo di lavoro da soli, acquisendo autonomie e competenze spendibili poi nel futuro lavorativo. Questa è una sorta di palestra in cui prepararsi a contesti esterni. Liberi di fare, di sbagliare, di imparare».
Spazio d’aggregazione
Al bancone, dove vi sono anche i prodotti della pasticceria LièVita del Villaggio Sereno (altro progetto di inclusione sociale e lavorativo de La Rondine), e tra i tavoli, i ragazzi si danno da fare: «Ci occupiamo di caffè, colazioni, aperitivi - spiegano Luca e Cristian, incoraggiati, nel loro primo giorno, da clienti speciali, ovvero gli amici che frequentano lo Sfa con loro - e prepariamo e puliamo i tavoli, il lavoro ci piace molto ed è bello poter stare con le persone».
«Siamo molto contenti - dice l’assessora alla Cultura e alle Politiche Giovanili, Mariuccia Bonometti - che si concretizzi un progetto sociale in cui crediamo tanto e con una realtà del territorio. Aprendo il bar con questi ragazzi offriamo alla comunità la possibilità di andare in un ambiente che ci piace definire centro del sapere e avere uno spazio per prendersi del tempo, per socializzare e fare aggregazione, in un contesto arricchente per tutti».
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