Il Bugo-Carneade e il genio di Leonardo
Bugo, chi era costui? Ammettiamolo: pressoché tutti quando abbiamo visto i cantanti in gara a Sanremo, giunti a colui che avrebbe cantato con Morgan, come don Abbondio ci siamo posti la domanda. E se il povero sacerdote manzoniano aveva a che fare con Carneade, insigne filosofo, noi più banalmente ci siamo ritrovati un cantautore di mezza età alla ricerca della svolta della vita. Caspita se l’ha trovata, suo malgrado però. È entrato nella storia per «le brutte intenzioni, la maleducazione, l’ingratitudine, l’arroganza». Perché come gli ha detto Morgan dall’Ariston: «tu sai solo coltivare invidia, ringrazia il cielo sei su questo palco, rispetta chi ti ci ha portato dentro». Un testo che nell’immaginario collettivo è già per antonomasia la fine di un’amicizia.
Ormai da settimane da Caterina Balivo, da Mara Venier e ovviamente da Barbara d’Urso non si parla d’altro. Bugo, triste e ferito, rilascia pochissime dichiarazioni, Morgan dilaga. Quest’ultimo viene definito ovunque un genio. Un titolo mica da poco. Un mio collega, del quale tacerò il nome e che chiamerò semplicemente l’Innominato, di ritorno da un convegno ha sentenziato: certo che Leonardo da Vinci non era mica un genio. Viviamo nel tempo dell’opinabile, dove è vero tutto e il contrario di tutto. Io allora sto con Bugo, lui ha la faccia di quello che aiuta le vecchine ad attraversare, di quello che cede il posto sull’autobus. Di quello che la sera mangia una tazza di mele cotte. I geni lasciamoli fare ad altri.
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