«Il Bigio andava distrutto»: polemica sul post di Minini
«L'errore è stato non fare a pezzi quell'orribile statua del Dazzi». Vale a dire il Bigio. Così scrive in Facebook, Massimo Minini, presidente della Fondazione Brescia Musei («rispondendo al post di un altro utente», assicura il diretto interessato). E tanto è bastato a scatenare le polemiche, con il post rimbalzato in fretta in rete.
L'intervento tranchant del presidente Minini avviene in seno al lungo dibattito sul Bigio, alias "L'Era Fascista" e sul suo destino (tra le ipotesi: ricollocarlo sul piedistallo di piazza Vittoria, musealizzarlo o lasciarlo nel magazzino comunale di via Rose in cui giace), proprio nel giorno dell'inaugurazione di Ouverture di Mimmo Paladino, la mostra a cielo aperto che vede, accanto ad altre 71 installazioni dell'artista, anche l'introduzione della Stele nera posta proprio sul basamento che fu del Bigio.
Nel post Minini fa riferimento anche alla scelta che fu dei partigiani di non lasciare in vita Mussolini onde evitare... complicazioni. Scelta che non fu imitata per la statua.
Le reazioni indignate non si sono fatte attendere. A partire da quelle politiche di Fabio Rolfi (che ne paragona il pensiero a quello di un militante dell'Isis) e di Viviana Beccalossi, che chiede al sindaco Emilio Del Bono di rimuovere Minini dall’incarico di presidente della Fondazione Brescia Musei che fa capo a Palazzo Loggia, mentre diversi esponenti del mondo culturale bresciano e non solo hanno criticato le parole e i paragoni, reputandoli non adatti al presidente di una istituzione pubblica, sollecitato a dimettersi.
Minini, che nel suo post invitava comunque a guardare oltre le polemiche sulla statua issata nel ventennio e poi deposta, chiude invitando piuttosto ad ammirare le opere di Paladino con un'ulteriore provocazione rivolta ai suoi interlocutori: «Comunque oggi il problema non è il Bigio. Signori, vi abbiamo fornito Mimmo Paladino su un piatto d'argento. Le pietre preziose davanti ai porci?»
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