Il 2021 come un film: storie e personaggi dell'anno che si chiude
Quante cose accadono in un anno che meritano di essere raccontate? Sicuramente più di quelle che alla fine si riescono a riepilogare, a poche ore dalla prima mezzanotte del 2022.
Il 2021 si è aperto e si chiude con lo stesso fenomeno purtroppo ancora dominante nelle vite di tutti - la pandemia -, dalla zona rossa di gennaio alla quarta ondata di dicembre con la variante Omicron e i nuovi decreti. Nel mezzo però sono successi fatti e sono emersi personaggi che vale la pena ricordare: perché rilevanti o significativi, perché inusuali, drammatici o particolarmente belli per le comunità, perché di svolta in alcune vicende che da anni segnano la storia di Brescia.
Ve li riproponiamo qui, per fare un po’ il punto dell’anno che ci lasciamo alle spalle, provando a ripercorrere due eventi protagonisti di ogni mese del 2021 come se fossero parte di una pellicola di un film.
Gennaio: il caso dei farmaci letali e la festa proibita di Padenghe
Nel 2021 c’è una storia iniziata a gennaio che a dicembre è arrivata a un punto di svolta. È quella che vede protagonista un primario di Montichiari, accusato di omicidio pluriaggravato «per aver cagionato la morte di due pazienti ricoverati a marzo 2020 in gravi condizioni per Covid, somministrando farmaci incompatibili con la vita in assenza di intubazione». Secondo l’accusa, Carlo Mosca, 48enne nato a Cremona, sarebbe quindi responsabile di aver ucciso con farmaci letali due pazienti di 61 e 80 anni. Mosca, dal canto suo, ai domiciliari da gennaio, si è sempre proclamato innocente. L’1 dicembre è iniziato a Brescia il processo davanti alla Corte d’Assise.
Di tutt’altro genere è l’altra vicenda che ha tenuto banco il primo giorno dell’anno. La notte dell’1 gennaio circolavano già sui social i video e le foto che hanno inchiodato un resort di lusso di Padenghe, dove in piena zona rossa è andata in scena una festa con centinaia di persone. Le scuse del gestore non hanno placato le proteste e tutti i 126 invitati sono stati multati dalla polizia locale con una sanzione di 400 euro per non aver rispettato le regole anti Covid. Il resort venne fatto chiudere per cinque giorni.
Febbraio: il ritorno della Vittoria Alata e il sequestro Caffaro
È stato il mese di due simboli della città, radicalmente diversi ma ugualmente affondati nelle radici bresciane. Il 4 febbraio tornava nella sua casa al Capitolium la Vittoria Alata, dopo due anni di restauro. Dopo una lunga attesa imposta dalla pandemia, la statua di bronzo raffigurante una Venere ritrovata per la prima volta nel 1826 durante gli scavi nell’area del Foro romano è tornata al suo antico splendore, con l’orgoglio di Fondazione Brescia Musei, Comune di Brescia e della città intera. Il 18 maggio vi ha fatto visita anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, qui per inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Brescia.
Cinque giorni dopo la città si risvegliava con una notizia choc: all’alba del 9 febbraio i carabinieri forestali mettevano i sigilli alla Caffaro su provvedimento della gip Alessandra Sabatucci. A motivare il sequestro del cuore della cittadella Sito di interesse nazionale dal 2003 è stata un’inchiesta per disastro ambientale che ha rivelato il continuo inquinamento dell’impianto, con valori di cromo esavalente e mercurio ben al di sopra dei parametri di legge. In quei giorni si disse che la Caffaro «è un carcinoma al centro della città e va estirpato». Da allora è stato eseguito un altro sequestro preventivo ai danni dei vertici dell’azienda, poi revocato, sono stati rilevati dall’Arpa inquinanti fino a Oto Melara e scuola Divisione Acqui, Legambiente ha lanciato di nuovo l’allarme Pcb per i siti dimenticati della Franciacorta. Intanto le persone hanno ricominciato a coltivare a sud della Caffaro, anche se nessuno ha mai più controllato i valori dei veleni nel terreno. Il sindaco Del Bono ha annunciato che nel 2022 saranno assegnati i valori per smantellare la Caffaro, che da più di vent’anni aspetta ancora la bonifica. E ora si prospetta la delicata partita della riperimetrazione del Sin Caffaro.
Marzo: la frana di Tavernola e Bertolaso all’hub vaccinale
Due calamità naturali, di natura diversa ma entrambe impattanti, colpivano a marzo le comunità di Montisola e della provincia intera. Il 23 febbraio arrivava la notizia che la montagna sopra il cementificio di Tavernola, comune bergamasco sulla sponda occidentale del lago d’Iseo, stava franando. Quattro giorni dopo venivano evacuate le prime venti famiglie della dirimpettaia Montisola, preoccupata per un possibile effetto tsunami della frana. Per venti giorni gli isolani sono rimasti con il fiato sospeso a seguire il percorso della massa da due milioni di metri cubi che rovinava verso il lago. Uno studio lampò rivelò che il rischio consisteva in un’onda anomala di nove metri che avrebbe travolto Iseo nel giro di un minuto. Per fortuna invece la frana si fermò da sola e lo scenario più catastrofico fu evitato.
Nel frattempo, l’intera provincia stava affrontando la terza ondata della pandemia e si stava preparando all’inizio della campagna di vaccinale di massa programmata per il 2 aprile. Il 17 marzo venne a Brescia Guido Bertolaso per valutare in Prefettura l’avvio dell’hub in Fiera. In quell’occasione il coordinatore lombardo annunciò che entro metà luglio tutti i bresciani sarebbero stati vaccinati. Nel pomeriggio dello stesso giorno veniva fatto il sopralluogo in via Caprera, con lo stesso Bertolaso, per verificare gli spazi che da lì a pochi giorni sarebbero stati allestiti.
Aprile: la fine di Ubi Banca e le molotov in via Morelli
Aprile ha segnato la fine di un’epoca per molti bresciani. Il 12 del mese smetteva ufficialmente di essere operativo il marchio Ubi Banca, dopo la migrazione degli ultimi conti correnti in Intesa Sanpaolo. È stato l’ultimo atto dell’operazione lanciata a sorpresa il 17 febbraio del 2020 da Carlo Messina, che vide il primo gruppo bancario italiano (Intesa Sanpaolo) «mangiarsi» la terza banca del Paese (Ubi) dopo una combattuta offerta pubblica di acquisto e scambio chiusa con successo lo scorso 20 luglio.
Alle 6.15 del 3 aprile due ignoti lanciavano due bottiglie incendiarie contro i tendoni che ospitavano il centro tamponi e centro vaccinale anti-Covid attivato grazie alla raccolta di aiutiAMObrescia in via Morelli in città. A scagliare le molotov erano due negazionisti no vax, Paolo Pluda, 52 anni, e Nicola Zanardelli, 51, entrambi incensurati ma determinati a sabotare la campagna vaccinale. I due sono stati arrestati l’1 maggio con l’accusa di terrorismo e porto e detenzione di armi da guerra. A novembre i due hanno chiesto di essere processati con rito abbreviato e torneranno davanti al giudice dell’udienza preliminare il 19 gennaio. Di recente Pluda ha scritto una lettera pubblica per scusarsi. Lui e Zanardelli si sono offerti di risarcire i danni, ma l’Asst degli Spedali Civili, a quanto si è appreso, non ha accettato.
Maggio: il caso Wte e Mattarella a Brescia
«Siamo sinceri, lo sappiamo: avete disintegrato l’ambiente». «Lo so, io ho fatto il delinquente consapevolmente». È solo uno stralcio delle inquietanti intercettazioni emerse dall’inchiesta della Procura di Brescia che a maggio ha messo nel mirino l’azienda Wte srl, l’azienda finita sotto accusa per traffico illecito di rifiuti e gestione di rifiuti non autorizzata. Ventidue gli indagati, 12 milioni di euro sotto sequestro con tre impianti di riciclaggio, e la contestazione della vendita di 150mila tonnellate di fanghi contaminati: sono gli elementi chiave del caso Wte che ha interessato tutto il nord Italia. Le indagini sono state chiuse il 22 ottobre, ma la vicenda è finita anche sul tavolo della Commissione europea grazie a un’interrogazione dell’eurodeputata di Europa Verde Eleonora Evi.
Il 18 maggio 2021 sarà invece ricordato come il giorno della visita alla città del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Invitato per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università degli Studi di Brescia, Mattarella ha tenuto un discorso a braccio nell’aula magna di Medicina, ringraziando gli studenti ed esprimendo la sua vicinanza alla provincia tanto colpita dal Covid. Si è poi recato al Capitolium per la visita alla Vittoria Alata, dove, di nuovo a sorpresa, ha preso la parola per parlare del tempo del rilancio di Brescia. Tra le rovine romane, il sindaco Del Bono ha consegnato al capo dello Stato il Grosso d’Oro, massima onorificenza della città. Il presidente ha poi visitato l’hub vaccinale di via Caprera, incontrando gli altri rappresentanti istituzionali, tra i quali l’assessora regionale Maria Stella Gelmini e il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana.
Giugno: la Mille Miglia estiva e l’incidente nautico
Rombo di motori, e via con due grandi novità. Quest’anno la corsa più bella del mondo, quella delle Mille Miglia, si è tenuta a giugno invece che a maggio come di consueto e ha visto le auto d’epoca percorrere l’Italia per la prima volta in senso antiorario. Gli equipaggi sono partiti mercoledì 16 giugno da viale Venezia, hanno sfrecciato lungo la costa tirrenica scendendo fino alla Capitale; da lì la risalita, attraverso Orvieto, e poi su fino a Bologna, l’Emilia-Romagna, Verona, il lago di Garda, con il tradizionale passaggio da Sirmione e per la prima volta a Salò. Un’altra edizione in cui non sono mancati i vip come John Elkann e i panorami mozzafiato (qui potete rivedere tutte le fotogallery), che ha visto la vittoria dei piloti bresciani Andrea Vesco e Fabio Salvinelli. Appuntamento al 2022 con la quarantesima edizione.
Il giugno bresciano è stato però anche il mese del drammatico incidente nautico di Portese, a Salò, nel quale, la sera di sabato 19, hanno perso la vita Greta Nedrotti, 25 anni, e Umberto Garzarella, 37 anni, travolti a grande velocità da un motoscafo Riva mentre si trovavano su un gozzo nel golfo di Salò. A guidare la potente imbarcazione, che dopo l’impatto non si è fermata per soccorrere i due ragazzi, c’erano due turisti tedeschi, Patrick Kassen e Christian Teismann, ripartiti subito per la Germania e subito indagati. Uno di loro, Patrick Kassen, è stato poi arrestato il 5 luglio mentre stava tornando in Italia per costituirsi. Dopo la fiaccolata sul lago per chiedere giustizia per le vittime e i funerali, le famiglie Nedrotti e Garzarella sono state risarcite dall’assicurazione del Riva. Il 10 novembre si è tenuta la prima udienza al tribunale di Brescia che vede Kassen e Teismann imputati per omicidio colposo, naufragio e omissione di soccorso. I genitori non hanno accettato le scuse di Kassen e il 16 novembre si è tenuta la seconda udienza, ancora solo con Kassen in aula.
Luglio: i temporali anomali e gli studenti bresciani bloccati a Malta
A Brescia l’estate è arrivata portando con sé un carico di pioggia anomala. Anche se in modo meno violento del 2019, l’anno in cui arrivò la supercella, sulla nostra provincia si sono abbattuti violenti temporali che hanno lasciato una scia di danni dalla Bassa al lago di Garda, passando per la Valcamonica. Il tutto mentre la Germania del nord-ovest veniva devastata dalle alluvioni. Sulle cause di questi fenomeni atmosferici inusuali, che nel Bresciano hanno visto il loro apice a settembre quest’anno con la tromba d’aria su Bettegno, il meteorologo delle reti Mediaset Andrea Giuliacci non ha dubbi: «Sono dovuti a un’estremizzazione del clima crescente – ha detto durante la puntata di Messi a Fuoco del 17 dicembre –, che a sua volta è causata dal riscaldamento del Pianeta. Nei prossimi dieci anni dovremo aspettarci altri fenomeni simili: solo dopo la metà del secolo potrebbero diminuire se saremo in grado di ridurre le emissioni di gas. Dipenderà molto da noi».
E mentre i bresciani subivano una delle innumerevoli manifestazioni del cambiamento climatico, centinaia di studenti delle superiori rimanevano bloccati a Malta durante una vacanza studio per via di focolai Covid-19 scoppiati nei vari gruppi. È accaduto anche a due sedicenni bresciane, costrette a isolarsi in hotel dopo aver contratto il virus a loro volta. Una quarantena che si è tradotta in una specie di odissea, fra tamponi, spostamenti e informazioni carenti che hanno tenuto in agitazione le famiglie per oltre tre settimane.
Agosto: il giallo di Temù, i profughi afghani a Edolo e l’oro di Jacobs
Erano passati esattamente tre mesi dalla sparizione di Laura Ziliani, ex vigilessa di Temù, quando l’8 agosto è stato scoperto da un passante il corpo di una donna sull’argine del fiume Oglio poco distante dalla ciclabile che passa per il paese camuno. Impossibile non pensare a Laura Ziliani, scomparsa nel nulla l’8 maggio, di cui fino ad allora era stata trovata solo una scarpa da trekking. L’autopsia prima e l’esame del Dna poi confermarono: il cadavere era quello della vigilessa di Temù, cercato per migliaia di chilometri da volontari e soccorritori di tutta la valle. Gli inquirenti hanno quindi stretto il cerchio attorno a due delle tre figlie di Ziliani, Paola e Silvia Zani, già indagate, insieme al fidanzato della maggiore, Mirto Milani. I tre sono poi stati arrestati il 24 settembre, a seguito di un’ordinanza del gip del tribunale di Brescia che ha contestato al «trio criminale» i reati di omicidio volontario, aggravato dalla relazione di parentela con la vittima, e di occultamento di cadavere. Da allora le sorelle Zani e Milani si trovano in carcere a Verziano e a Canton Mombello, con gravi indizi a loro carico. Durante gli interrogatori sono sempre rimasti in silenzio. Secondo l’accusa, avrebbero soffocato Laura Ziliani dopo averla stordita con i farmaci, per potersi impossessare del suo patrimonio. Il medico legale ha chiesto tempo fino a inizio 2022 per stabilire le cause della morte della donna.
L’agosto a tinte fosche della cronaca nera è stato però anche il mese dorato del giallo più splendente mai visto dall’atletica bresciana: l’1 agosto Marcell Jacobs vinceva lo storico oro nei 100 metri sulle piste delle Olimpiadi di Tokyo. Una vittoria che ha lasciato sbalordito il mondo intero, portando per la prima volta un azzurro, per giunta di Desenzano, sul tetto della disciplina più acclamata dei Giochi Olimpici. Con 9''80 di tempo, Jacobs quel giorno batteva il record italiano e quello europeo, da lui superato durante le semifinali, ed entrava definitivamente nella leggenda dello sport come decimo uomo più veloce di sempre. Un’impresa, questa, che il comune gardesano non si è stancato di festeggiare e che è stata celebrata già in moltissime occasioni, da Brescia, a Roma dalle istituzioni e in ultimo dal Coni con i Collari d’Oro 2021.
Infine da Kabul a Brescia, in tasca solo la speranza. Accade ad agosto, quando la fuga degli occidentali dall’Afghanistan dopo la decisione degli Stati Uniti di ritarsi dopo vent’anni scuote il mondo. Nel giro di pochi giorni la capitale è presa: i talebani tornano al potere, con false promesse e violenze fin da subito. I civili che possono si danno alla fuga. Il ponte aereo organizzato dall’Italia porta a Edolo il 21 agosto i primi cento profughi per una sistemazione d’emergenza nel Bresciano. Di loro, novanta troveranno accoglienza stabile nei nostri Comuni.
Settembre: vent’anni dalle Torri Gemelle e il femminicidio di Agnosine
L’11 settembre tutto il mondo si è fermato di nuovo per ricordare le 2.996 vittime dell’attentato di vent’anni fa alle Torri Gemelle di New York. Dagli Stati Uniti a Roma, passando anche per Brescia, i Paesi hanno dedicato una cerimonia o un momento di silenzio alle persone che hanno perso la vita a causa dell’attacco terroristico di Al Qaeda. Ed è stato solo per una casualità che fra loro non c’è stata anche una giovane coppia di Torbole Casaglia, in viaggio di nozze nella Grande Mela. Proprio quel giorno Michela e Alessandro avevano deciso di salire sulle Torri Gemelle e sarebbero arrivati agli edifici prima dell’attacco terroristico se il pullman su cui viaggiavano non fosse rimasto incastrato nel traffico newyorchese. «Ci sentiamo due miracolati – ci hanno raccontato –, perché è stata solo una questione di minuti. Il ritardo ci ha salvato la vita».
Non ha avuto la stessa fortuna invece Giuseppina Di Luca, 46enne uccisa a coltellate dall’ex marito Paolo Vecchia la mattina del 13 settembre ad Agnosine, in Valsabbia. Il suo è stato il terzo femminicidio in meno di un anno nella nostra provincia, seguito trentasette giorni dopo da quello di Elena Casanova, ammazzata a martellate dall’ex fidanzato Enzo Galesi. Secondo i dati raccolti dal dipartimento soggetti deboli della Procura di Brescia, da inizio gennaio a settembre sono stati aperti 833 fascicoli: per 312 di questi è partita la richiesta di archiviazione – per infondatezza della notizia di reato, mancanza di condizioni e altri motivi –, mentre per 107 sono scattate le istanze di misure cautelari: 89 in carcere e 18 ai domiciliari. Praticamente dieci al mese.
Ottobre: risolto il caso Timken, il depuratore del Garda a Roma e la querelle su Badiucao
Ottobre è stato il mese della parziale risoluzione del caso Timken, l’azienda di Villa Carcina travolta dalla notizia improvvisa il 19 luglio della chiusura dell’impianto. Di punto in bianco 109 dipendenti si sono trovati a fronteggiare come unica prospettiva il licenziamento. Per tre mesi è proseguita una lunga ed estenuante trattativa, in cui si sono alternati il presidio no stop dei lavoratori, il tavolo dei sindacati e delle istituzioni del territorio, poi il Mise. Tutti hanno provato a trovare una soluzione: da Confindustria Brescia al vescovo di Brescia Pierantonio Tremolada, che fu in visita al presidio nella giornata di Ferragosto. Il 25 agosto fu avviata la procedura di licenziamento per tutti i dipendenti. Finché, a pochi giorni dalla data in cui sarebbero dovuti partire i licenziamenti, è arrivato l’accordo: il 29 ottobre le parti hanno firmato un documento in cui Confindustria Brescia si impegna a proseguire la sensibilizzazione del territorio per garantire la piena rioccupazione dei lavoratori e l'individuazione di potenziali investitori.
A tre mesi dall’inizio del presidio permanente in piazza Duomo, sotto le mura del Broletto, la cortina di ferro sul depuratore del Garda si è spostata a Roma. Il 7 ottobre si è parlato del «sistema di collettamento e di depurazione a servizio della sponda bresciana del lago di Garda» in commissione Ambiente alla Camera dei Deputati. Un passo in avanti decisivo per i comitati ambientalisti che da tempo si oppongono al doppio progetto degli impianti a Montichiari e Gavardo. La proposta finale è stata quella di rivedere l’accordo sottoscritto nel 2017 tra Verona e Brescia. A novembre però le speranze sono sfumate: il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha dato il via libera per il progetto Gavardo-Montichiari e l’iter definitivo è partito. Verona ha già aperto i cantieri, non senza polemiche.
Ma di sicuro il caso più bizzarro di questo mese, e tra i più inusuali di tutto il 2021, è stato quello che ha visti protagonisti un artista dissidente, la Loggia e l’Ambasciata della repubblica popolare cinese. A poche settimane dell’inaugurazione, al Comune di Brescia è arrivata una lettera che chiedeva apertamente di annullare la mostra La Cina non è vicina di Badiucao. La missiva ha subito catturato l’attenzione internazionale, specie dopo la replica del sindaco Emilio Del Bono che ha ribadito l’intenzione di fare la mostra. L’artista ha raccontato le minacce ricevute da Pechino nel corso degli anni sulle pagine del nostro giornale e durante la puntata di Messi a Fuoco, tramissione di Andrea Cittadini su Teletutto. Alla fine il sipario sulla mostra si è alzato comunque il 12 novembre, ed è stato un successo (si può vedere fino al 13 febbraio), nonostante i manifesti vandalizzati degli ultimi dieci giorni.
Novembre: il maxi sequestro di cocaina e il caso delle tombe dei bambini mai nati
Un sequestro da capogiro: 355 chili di cocaina pura ancora da tagliare, per un valore di 20 milioni di euro e incassi che sul mercato sarebbero valsi addirittura il doppio. Il 10 novembre un 40enne bresciano è stato arrestato nel corso di un’operazione congiunta della Polizia Stradale di Verona e della Guardia di Finanza. All’altezza del casello di Verona Sud gli agenti hanno notato un camion che procedeva in autostrada con luci malfunzionanti. Fermato per i controlli di rito, all’interno del veicolo sono stati rinvenuti materiali idraulici. Il conducente però, un 40enne residente nel quartiere San Polo, non era in grado di esibire i documenti di trasporto. A seguito di un controllo più approfondito del carico è stata rinvenuta la cocaina nascosta tra wc e lavandini, 355 chili di «neve» che rappresentano il sequestro più grande mai messo a segno nel territorio di Verona. Immediatamente arrestato Simone Paolisso, questo il nome dell’uomo, davanti ai giudici si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Novembre è però stato teatro anche di uno degli episodi più complicati e drammatici per Brescia nel 2021. Il Comune ha infatti deciso di rimuovere le circa 2.500 tombe dei bambini mai nati al cimitero Vantiniano, un’operazione avvenuta tra il novembre 2020 e il maggio 2021 ma emersa in tutta la sua drammaticità a seguito del racconto di una madre: «Mi sono sentita persa. Ora il mio bambino è morto due volte». A finire sotto accusa è stata la decisione, a detta delle famiglie, presa dalla Loggia senza tenere conto dell’estrema delicatezza del tema e comunicata in modo insufficientemente chiaro. A seguito del grande clamore creato da tale vicenda, il Consiglio comunale e le forze che lo compongono si sono più volte confrontate sul tema. L’ultimo atto è stata la conferma nel suo ruolo dell’assessore con delega ai Servizi cimiteriali Valter Muchetti, ma è una vicenda ancora aperta e destinata a portare strascichi ancora.
Dicembre: il treno deragliato a Cedegolo e la quarta ondata
Primo dicembre: una frana si riversa sui binari della linea ferroviaria Brescia-Edolo all’altezza di Cedegolo. Al momento del crollo sta transitando un treno con a bordo 15 persone oltre al macchinista. E proprio grazie alla prontezza di riflessi di quest’ultimo nel tirare il freno d’emergenza e alla vicina galleria, che ha permesso al convoglio di non cadere nel sottostante fiume Oglio, è stato evitato il peggio. Al di là della grande paura, nessuna delle persone coinvolte ha riportato danni seri. Le operazioni di ripristino della linea sono invece state molto complicate, tant’è che l’ultima carrozza presente sui binari è stata rimossa solo dopo quasi un mese, il 29 dicembre.
Infine, ancora la pandemia. L'anno si chiude purtroppo con una nuova ondata di Covid, la quarta, che tiene ancora in scacco il mondo intero dopo quasi due anni. La variante Omicron, sviluppatasi in Sudafrica e diffusasi in tutto il mondo a una velocità senza precedenti, ha infatti costretto tutti i Paesi a correre ai ripari, a fronte di un numero di contagi in continuo aumento. A differenza di un anno fa però, oggi ci sono i vaccini, che hanno fatto la differenza nel ridurre in modo considerevole gli effetti più pesanti della malattia. Anche se i nuovi casi giornalieri sono di più rispetto a quelli del 2020 in questo periodo, la situazione negli ospedali non è paragonabile, come abbiamo scritto più volte, anche se l'allerta resta alta.
Per arginare i contagi, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha varato due nuovi decreti, il «decreto Festività» del 23 dicembre e quello del 29 dicembre, che ha cambiato fra le altre cose le regole per la quarantena. Tante le regole messe in campo, dal Super Green pass obbligatorio in diversi ambienti alla rimodulazione delle capienze per eventi pubblici, fino alla riduzione a 4 mesi dell’intervallo tra seconda dose e dose booster. In questi giorni abbiamo assistito alla corsa ai tamponi onvunque, che si è trasformata in un caso, tanto che Ats Brescia ha stabilito che nei centri i test verranno fatti d'ora in poi solo ai sintomatici, ai positivi alla fine dell'isolamento e a chi viene dall'estero.
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