Iginio Massari e la disputa del gianduiotto

I gianduiotti venduti alla pasticceria Veneto vengono prodotti a Brescia, ma anche a Torino: «Facciamo tutto alla luce del sole»
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E pensare che il prodotto vale lo 0,6% del fatturato. Almeno, questa è la stima che fanno in pasticceria. Ma è per quella parte residuale della sua attività che Iginio Massari è finito al centro di un piccolo caso, la disputa del gianduiotto.

Tutto nasce con Report: il servizio di Emanuele Bellano andato in onda ieri sera raccontava come i gianduiotti venduti nella pasticceria Veneto vengano fatti anche a Torino, dalla Prodotti Gianduja, nei periodi in cui il laboratorio bresciano è «a pieno regime» per la preparazione di altri dolci. E se a Torino costano sui 30 euro al chilo, qui vengono venduti a 70 euro al chilo, con la carta dorata firmata da Iginio Massari.

In via Veneto, però, non ci stanno a passare per imbroglioni e spiegano che è tutto avvenuto «alla luce del sole». 

«Per i gianduiotti in esposizione viene indicata la provenienza, lo stesso accade nel libro degli ingredienti a disposizione dei clienti e anche nelle etichette apposte sulle confezioni che vendiamo c’è scritto il luogo di produzione», spiega Debora Massari. Non solo: «La ricetta usata per i nostri gianduiotti è diversa da quella utilizzata normalmente dalla Prodotti Gianduja, dato che mio padre ha aumentato le nocciole utilizzate riducendo la quantità di zucchero e burro di cacao». L'azienda torinese, a questo proposito, conferma in una lettera.

 

 

Il gianduiotto, che visti gli effetti per il fatturato non rappresenta certo il prodotto di punta della pasticceria, è da considerare dunque firmato da Iginio, anche se viene esternalizzato. Non è l’unico prodotto con cui ciò accade: anche per alcune gelatine alla frutta durante l’anno è necessario chiedere a terzi, ma sempre con indicazioni e ricette fatte da Massari.

 

 

L’idea che il pasticcere più famoso d’Italia sia stato beccato in castagna ha però eccitato gli animi, nonostante le spiegazioni date a Report. Senza contare che sui famosi panettoni la vox populi torna ciclicamente: vengono prodotti da altri. «Inviterei chi lo dice a venire da noi alle tre di notte - sorride Debora Massari -, se vogliono possono darci una mano. Non abbiamo nulla da nascondere, comunque, e credo che anche i telespettatori attenti l’abbiano capito guardando il servizio in tv».

 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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