I test in Poliambulanza confermano: contagiato 1 bresciano su 6
Lo abbiamo detto più e più volte. I dati ufficiali sono una fotografia parziale e sfocata della realtà. Il contagio reale, nel Bresciano, è stato decisamente ampio di quanto dicano le tabelle della Protezione Civile. Già lo scorso aprile un’indagine promossa dal Giornale di Brescia e dall’agenzia di ricerca InTwig aveva stimato in 190mila i bresciani entrati in contatto con l’infezione. Uno su sei. Ora arriva una conferma empirica, sul campo: i primi esiti dei test sierologici effettuati dalla Poliambulanza, dicono infatti che il 16% degli esami ha dato esito positivo. Uno su sei.
I dati ufficiali (diffusi da Regione e Ats) comunicano che sono stati contagiati dal virus Sars-Cov-2 14.500 bresciani. Ma, ormai è chiaro, questi sono solo i positivi intercettati dai tamponi. Che, soprattutto in piena emergenza, sono stati insufficienti per circoscrivere l’epidemia. C’è tutto un mondo sommerso - malati di Covid-19 rimasti a casa, asintomatici - stimato in almeno dieci volte i numeri ufficiali.A inizio aprile il GdB aveva raccolto i decessi reali dalle anagrafi comunali. Raffrontando quel dato con la mortalità degli anni precedenti, InTwig aveva stimato in 188mila i bresciani contagiati nella realtà, oltre il 15% dei residenti nella nostra provincia.
Dal 14 maggio Poliambulanza ha avviato i test sierologici, vale a dire quegli esami che dicono se si è entrati a contatto con il virus, sviluppando, come reazione, specifici anticorpi. «Finora, dopo una settimana di esami - spiega il direttore generale della Fondazione Poliambulanza Alessandro Triboldi - abbiamo effettuato oltre 2mila test e il 16% è risultato positivo. Come se un bresciano su sei fosse stato contagiato». Il sistema adottato dalla struttura di via Bissolati è quello di Abbott che garantisce un’affidabilità al 96% e consiste in un semplice prelievo del sangue, con l’obiettivo di analizzare la presenza delle immunoglobuline G (IgG), gli anticorpi che si attivano in risposta al virus. Se il test rileva le IgG specifiche, dà esito positivo e quindi vuol dire che chi ha effettuato l’esame è entrato a contatto con il virus. A quel punto il paziente è tenuto - a suo carico - all’esecuzione del tampone per la ricerca del genoma virale, così da fotografare se è ancora positivo o no.
I test avviati in via Bissolati (35 euro il sierologico, 70 il tampone) sono stati pensati in sinergia con i medici del lavoro, spiega Triboldi, «soprattutto per i lavoratori delle imprese, così da gestire in sicurezza la Fase 2 della ripartenza». Può essere fatto anche da un privato cittadino, che in qualche modo teme di aver avuto l’infezione. Ma è tra i lavoratori che si concentra la stragrande maggioranza dei test. Si tratta quindi di uno spaccato per certi versi rappresentativo della popolazione bresciana. Non tra persone a rischio o rimaste isolate a casa.
Ebbene, dal 14 al 21 maggio sono stati effettuati 2.086 esami sierologici, i positivi sono stati 325, il 15,6%. Un dato che andrà confermato e consolidato nelle prossime settimane. Resta che è l’ennesima riprova di come il dato reale sia ben maggiore di quel che dicono i bollettini ufficiali della Regione.
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