I tablet di Regione Lombardia sembrano essere svaniti nel nulla

Le voting machine usate per il referendum del 2017 erano destinate alle scuole, ma non tutto è filato liscio
Uno dei tablet usati per il referendum della Regione Lombardia
Uno dei tablet usati per il referendum della Regione Lombardia
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Siamo quelli che nel 2020 avrebbero dovuto vedere le macchine volanti, ma per il momento ci siamo dovuti accontentare delle macchine votanti. Le voting machine, come venivano chiamati i tablet usati dalla Regione Lombardia per il referendum sull’autonomia del 22 ottobre 2017. Il problema è che anche queste macchine qualche delusione l’hanno procurata, visto che la promessa di un loro utilizzo fruttuoso nelle scuole sembra essere stata disattesa. Da un lato, gli istituti che le hanno ricevute nel primo giro di distribuzione sperimentale, circa 1.500 esemplari a ridosso dello scorso dicembre, non sono entusiasti del prodotto. Dall’altro, al Pirellone non hanno le idee ben chiare sulla fine che hanno fatto le altre 18.500 macchine.

Partiamo da un paio di dati: i 24mila dispositivi della società olandese Smartmatic erano costati 23 milioni di euro e avevano portato il costo complessivo del referendum a superare i 50 milioni (il Veneto, meno tecnologico, ne ha spesi quattordici andando alla vecchia). L’allora presidente Roberto Maroni aveva però redarguito chi criticava la spesa: «Si tratta di un investimento, rimarranno in dotazione alle scuole». La scelta digital, tra l’altro, fu un primo esperimento di intesa gialloverde, dato che fu proprio il Movimento 5 Stelle a spingere per la soluzione informatica, garantendo i voti in Consiglio per avviare la procedura referendaria: «Il voto elettronico consentirà ai cittadini di riappropriarsi delle scelte che la politica assume nelle segrete stanze», esultava il consigliere Stefano Buffagni.

 

Roberto Maroni, ex presidente della Regione Lombardia - Foto Ansa/Daniel Dal Zenaro
Roberto Maroni, ex presidente della Regione Lombardia - Foto Ansa/Daniel Dal Zenaro

 

La Regione si è così tenuta quattromila tablet per i prossimi appuntamenti elettorali (quali?, viene da chiedersi). Il resto è andato alle scuole, ma chi li ha usati parla di investimento fallimentare.Luciano Giorgi, preside dell’Istituto Comprensivo Erasmo da Rotterdam di Cisliano, dice che i tablet sono fermi nell’armadio, in attesa che venga allestita un’aula informatica adatta. La praticità non è il loro forte, infatti, visto che pesano due chili, si scaricano a guardarli e per usarli serve il mouse dato che il touch screen è lento. In più, usano il sistema operativo Ubuntu, che con i file word, ad esempio, funziona male. «Li usiamo per qualche ricerca su internet, niente di più», dice Alfonso Iannece, vicepreside dell’Istituto Comprensivo Buonarroti di Corsico. Entrambi i dirigenti erano stati sentiti dal Fatto Quotidiano in gennaio e, a otto mesi di distanza confermano dunque i problemi con i tablet. E da un altro liceo milanese ci dicono che sono pronti a restituire i tablet: «Sono inutili».

 

La macchina votante - Foto © www.giornaledibrescia.it
La macchina votante - Foto © www.giornaledibrescia.it

 

Ma gli altri? I bresciani? Nei mesi scorsi, la Regione aveva diffuso una nota che parlava di 18.493 dispositivi consegnati a 587 istituti. A rigor di logica, l’Assessorato all’istruzione dovrebbe avere un elenco delle scuole coinvolte, ma non è così. Siccome l’operazione era stata gestita inizialmente dalla presidenza - spiegano in assessorato -, i loro uffici non erano stati coinvolti. Forse bisognerebbe provare col Patrimonio, dicono, però anche da lì non arrivano indicazioni. Nella ricerca sembra poi aprirsi uno spiraglio: «Sentite l’Ufficio scolastico regionale». Peccato che sia una pessima idea. Sembravano offesi dalla telefonata: «Noi abbiamo solo fatto da tramite, tutta la gestione è in capo alla Regione». Che però non riesce a produrre un semplice elenco di scuole. Uno immagina che sia la prima cosa da sapere, per controllare se l’investimento sia stato o meno vantaggioso. Invece no. Poi viene un sospetto: lunedì la Stampa ha scritto che i tablet sono tutti in un magazzino. Dal Pirellone dicono che non è vero, anche se una smentita ufficiale non c’è. Insomma, dove sono? Chi li ha visti si faccia avanti.

 

 

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