I Subsonica e la canzone per Giulia, «che continua a sognare»

Il concerto dei Subsonica alla Festa di Radio Onda d'Urto era dedicato a Giulia Minola, la bresciana morta nella strage della Loveparade
  • I Subsonica alla Festa di Radio Onda d'Urto
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Giulia Minola aveva come sveglia sul cellulare la canzone Depre, dei Subsonica. La sua amica e coinquilina a Milano, dove viveva e studiava, ancora se la ricorda ascoltata in loop al mattino, nei lunghi preparativi di andare a lezione al Politecnico. Quando ieri sera alla Festa di Radio Onda d’Urto la band l’ha suonata, «è stato come tornare indietro di dieci anni», racconta Roberta, oggi trentenne.

C’era lei, tra il pubblico, e c’era anche la sorella Claudia Minola. Perché il concerto di ieri era dedicato a Giulia, morta a 21 anni nella strage della Loveparade, il 24 luglio 2010 a Duisburg, assieme ad altri venti ragazzi e ragazze. Ogni anno, da allora in uno dei concerti della festa si ricorda la giovane ragazza che amava la musica, creativa, vivace, piena di sogni. Ed è proprio «Aurora sogna», da Microchip Emozionale del 1999, che Samuel le ha dedicato in maniera specifica: «Quando abbiamo scritto questo pezzo abbiamo pensato ad Aurora, una ragazza che sogna, sogna, sogna. Ma ora lo dedichiamo a Giulia, perché sappiamo che continua a sognare». 

Prima del live, il leader storico di Radio Onda d’Urto, Umberto Gobbi, ha letto un messaggio di Nadia Zanacchi, la madre della ragazza. «Sono passati già 9 anni da quando la Radio ha proposto di ricordare la nostra Giulia con un concerto. Il primo è stato quello dei Baustelle, cui Giulia avrebbe voluto partecipare al rientro dalla Loveparade, festival che, dopo anni di silenzio, era stato riproposto a Duisburg il 24 luglio 2010. Da allora ogni anno la Festa della Radio, insieme a gruppi che amava e che si sono avvicendati nel tempo, le dedica una serata, facendoci sentire la vicinanza e l'affetto di tante persone. Di questo siamo grati alla Radio e a tutti coloro che ci lavorano, a chi partecipa. Un grazie di cuore ai Subsonica che amava tanto».

Al concerto si è ballato, cantato e sudato, com’è giusto che fosse, trascinati da Max Casacci, Boosta, Vicio, Ninja e naturalmente Samuel, che a furia di su le mani e salta ha fatto (anche) da personal trainer al pubblico («Così potete sfondarvi di carboidrati», ha scherzato dal palco). Ma l’occasione serviva anche per fare brevemente il punto sulla vicenda giudiziaria legata alla strage della Loveparade. Dopo le archiviazioni decise lo scorso febbraio, sono rimasti solo tre imputati, dipendenti della società organizzatrice dell’evento, la Lopavent. Sono usciti di scena i membri del comune e non vi sono mai nemmeno entrati quelli della Polizia (nessun agente o funzionario è stato rinviato a giudizio): due paradossi, se si considera che durante le udienze è emerso in maniera chiara come la strage sia stata provocata da una serie di negligenze ed errori nella pianificazione e nella gestione della festa, in particolar modo nell’afflusso del pubblico. La via di accesso prevista, un tunnel che dava su una rampa che conduceva a un grande scalo ferroviario abbandonato scelto per la festa, era troppo stretta e pericolosa per accogliere migliaia di persone. In più, i posti di blocco della Polizia hanno creato assembramenti da cui si è scatenata l’ondata di panico che ha causato ventuno morti e oltre seicento feriti.

Di tutto ciò, ora resta un processo parzialmente svuotato, con 140 udienze già in archivio e altre decine previste nei mesi a venire. Fino al luglio 2020, quando scatterà la prescrizione. Se non si arriva a un giudizio entro quella data, le speranze di giustizia finiranno in niente. 

Una serata come quella di ieri, è servita a chi conosceva e voleva bene a Giulia a mettere da parte per alcune ore tutto ciò, concentrandosi su ciò che amava per provare ancora a condividerlo. Nel backstage, Samuel era colpito dall’aneddoto della sveglia, accolto con un delicato sorriso durante il racconto divertito di Claudia e Roberta. È il potere della musica di creare legami impensabili, nonostante tutto. 

 

 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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