I Sinti denunciano: «Cancellati dall'anagrafe»

In una lettera inviata a ministeri e Prefettura raccontano «il blocco dei certificati per le famiglie di via Orzinuovi».
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Iscritti e cancellati dall'anagrafe, a discrezione. Accade agli italiani della minoranza Sinti che vivono dal 2003 in via Orzinuovi. Sono loro a raccontarlo, in una lettera in cui denunciano un «presunto abuso di potere». Il documento è stato indirizzato ai ministri dell'Interno Annamaria Cancellieri, del Lavoro Elsa Fornero, della Cooperazione ed integrazione Andrea Riccardi, al prefetto di Brescia Narcisa Brassesco Pace, all'Ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali che ha sede alla presidenza del Consiglio dei ministri e al Difensore regionale della Lombardia.

Le diciotto famiglie Sinti - per un totale di 61 persone - chiedono «una verifica delle procedure e delle modalità utilizzate dai Servizi demografici del Comune in materia di iscrizione e cancellazione anagrafica di cittadini italiani della minoranza Sinti residenti in via Orzinuovi e che venga rimosso ogni atteggiamento o procedura che possa rivestire un carattere discriminatorio nei confronti della minoranza ivi residente».

«Dal 2008, ogni volta che ci rechiamo agli sportelli dell'anagrafe del Comune, sorgono problemi per ottenere sia la residenza anagrafica di nostri congiunti di primo e secondo grado sia le certificazioni conseguenti - scrivono -. Inoltre, si ripetono episodi per cui le certificazioni vengono rilasciate solo su richiesta protocollata e, dopo il rilascio, la certificazione viene di nuovo bloccata».

Cosa significa «bloccata»? Significa che, se dopo alcuni controlli, la persona non viene trovata nel luogo di residenza, l'anagrafe blocca la certificazione per un anno. Poi, ne cancella il nome. E, con esso, la possibilità di avere una tessera sanitaria e l'assistenza pediatrica per i bambini. Ancora: «L'Amministrazione comunale ha stabilito che il 28 febbraio la struttura comunale autorizzata in cui sono residenti le famiglie Sinti verrà, senza se e senza ma, sgomberata senza dare alternative alle famiglie ivi residenti. Riteniamo - si legge nella lettera sottoscritta dalle famiglie Sinti - che il Comune ponga in essere prassi discriminatorie nei nostro confronti e che vi possono essere gli elementi per ravvedere un reato di abuso di potere da parte dell'organo amministrativo e di abuso d'ufficio da parte dei Servizi demografici».

Una lunga vicenda, quella dei Sinti di via Orzinuovi che, pur essendo residenti al civico 108, non possono abitare le casette costruite per loro con fondi regionali perché le strutture sono state destinate ad altro uso. Così, da tempo, vivono nel campo provvisorio poco distante, dove erano stati trasferiti durante i lavori. Con la spada di Damocle che continua a pendere sulla loro testa e che, entro la fine di febbraio, potrebbe «colpirli» in modo definitivo, dato l'annunciato smantellamento del campo da parte dell'Amministrazione comunale.

Che ha, come obiettivo, quello di trasfere alcuni nuclei nel campo di via Borgosatollo, dove risiedono ancora alcune famiglie Rom. Alle altre - come testimoniano in via Orzinuovi - «sono stati offerti 4500 euro per andarsene. Ma noi non ci stiamo: le nostre famiglie risiedono permanentemente nel Comune di Brescia a partire dagli Anni Settanta».

Poi, per «andare dove?». La domanda si alza forte, nei corridoi innevati e ghiacciati che separano una roulotte dall'altra. «Vogliamo vivere insieme, nella nostra piccola comunità e non dispersi in condomini, divisi ed isolati» dicono le donne Sinti che hanno incontrato alcune aderenti all'Associazione «Se non ora, quando?». La sistemazione potrebbe essere il campo di via Borgosatollo, dove nel primo dei tre lotti di case prefabbricate, peraltro, vivono già alcune famiglie Sinti. «Se si liberasse anche il secondo lotto, il problema potrebbe trovare una definitiva soluzione».

Anna Della Moretta

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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