I quattro mesi del coronavirus nel Bresciano
Sono passati quattro mesi. Quattro lunghi mesi da quando il coronavirus ha messo piede nel Bresciano.
È il 23 febbraio quando comincia a circolare la voce che il Covid-19 ha colpito anche nella nostra provincia. A tre giorni dal «paziente 1», il 38enne di Codogno, anche nel Bresciano si presenta l'epidemia da Sars-CoV-2. Le prime informazioni sono confuse: all'ospedale Civile di Brescia sono già tre i pazienti contagiati dal virus cinese, nessuno dei quali però è bresciano.
Poi arriva la conferma che il coronavirus è presente anche da noi. Il primo paziente bresciano positivo è un 51enne di Pontevico, ricoverato in un primo momento all’ospedale di Manerbio e poi trasferito a Brescia. In quel frangente c’è confusione, si parla di due persone positive, ma il contagiato - almeno in quella fase - è solo uno.
A neanche 24 ore dal primo caso arriva la notizia di una dottoressa dell’ospedale di Manerbio risultata positiva al tampone: da quel momento la crescita quotidiana dei numeri del contagio è esponenziale.
Si capisce subito che a pagare il prezzo più alto è proprio la categoria dei medici: in meno di una settimana da noi sono 3 i camici bianchi che cambiano ruolo indossando i panni del paziente.
La Lombardia intanto paga un prezzo altissimo alla pandemia e nella prima settimana conta già 17 morti e 653 contagi. Ma non è ancora chiaro a nessuno che cosa abbiamo di fronte, la potenza contagiosa e mortale del coronavirus, tanto che dopo la prima settimana di lockdown, le misure restrittive vengono allentate: riaprono i musei, i bar inizialmente chiusi dalle 18 e i ristoranti. Da più parti si invoca la ripartenza, un errore fatale.
Il 29 febbraio c'è la prima vittima bresciana: Francesco Capuzzi, agricoltore 86enne di Cigole. Una settimana dopo sono già 34 i decessi, 230 la domenica successiva, 671 quella dopo: e siamo al 22 marzo, quando i contagi sono saliti a 4985 casi.Nel frattempo gli ospedali sono al collasso e gli obitori non hanno più spazio dove contenere le salme: la Diocesi mette a disposizione le chiese, per ospitare le migliaia di bare presenti.
Ad oggi, solo nella nostra provincia le vittime del Covid sono più di 2.700, 16.573 in Lombardia. Intanto il mondo si mobilita per venire in aiuto dell'Italia con l'invio di medici e dispositivi di protezione individuale, mentre da noi esplode la generosità dei bresciani, veicolata dalla raccolta fondi AiutiamoBrescia lanciata dalla Fondazione comunità bresciana e dal giornale di Brescia: appena aperta la campagna, in poche ore vengono raccolti 600mila euro da destinare agli ospedali bresciani e strutture sanitarie. Oggi sono oltre 16,7 milioni i fondi raccolti, 15,3 dei quali, dato aggiornato al 25 maggio, già spesi.
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