I medici di Brescia: meno burocrazia, investire sul territorio e sul pronto soccorso
Lo storico sottofinanziamento della sanità pubblica e un’organizzazione non più al passo con i tempi, le cui conseguenze sono emerse in modo chiaro negli anni della pandemia, stanno mettendo in ginocchio il Servizio sanitario nazionale. «Siamo di fronte ad un declino inarrestabile? Noi non pensiamo che sia così» afferma Ottavio Di Stefano, presidente dell'Ordine dei Medici di Brescia che, insieme ai consiglieri dell'Ordine Angelo Bianchetti (medico ospedaliero) e Giovanni Gozio (medico di medicina generale), ha presentato i risultati di un sondaggio tra gli ottomila iscritti avente come tema: «Salute per tutti? Elezioni regionali lombarde: le priorità secondo i medici bresciani».
Al sondaggio, a risposta chiusa e anonima, ha risposto il 20% degli iscritti. Il 37% del campione è rappresentato da medici ospedalieri, il 20% da medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, il 12% da medici di strutture pubbliche di servizio (come Ats e strutture dell'organizzazione sanitaria), il 7% da odontoiatri, il 5% da medici di Rsa per anziani e della riabilitazione. Si osserva un sostanziale equilibrio di genere fra gli intervistati (49% donne, 51% uomini), mentre sotto il profilo anagrafico il 54% dei partecipanti appartiene alla fascia di età tra i 35 e 64 anni. Gli under 35 rappresentano il 15% del campione, mentre gli over 65 sono il 31%.
Le priorità dei medici bresciani per contrastare le crescenti criticità del Sistema sanitario lombardo convergono sulla necessaria riduzione della burocrazia, sul rafforzamento della comunicazione tra ospedali e medicina territoriale e su una maggiore integrazione tra sistema sanitario e sistema di welfare.
Per rispondere ai bisogni di salute della collettività sono necessari investimenti sui medici del territorio, sui servizi di Pronto soccorso e di medicina specialistica, nel quadro di una rivisitazione complessiva del sistema.
Riguardo alla riforma regionale dei servizi territoriali, se è vero che Case e Ospedali della comunità hanno un disegno già definito dal punto di vista strutturale (Piano nazionale di ripresa e resilienza), secondo gli intervistati serve uno scatto in più: queste strutture devono essere «riempite» di regole e funzioni, e per concretizzare in modo efficace la riforma è fondamentale investire su personale dedicato, oggi drammaticamente carente.
«Le criticità e proposte che emergono dal sondaggio esprimono chiaramente il disagio dei medici - dichiara il presidente Ottavio Di Stefano -. In vista delle sfide che attendono la sanità lombarda nei prossimi cinque anni, l'Ordine è chiamato a svolgere quell'indispensabile ruolo culturale che da sempre gli compete: sarà nostro impegno approfondire le istanze evidenziate dalla comunità medica del nostro territorio, per portarle all'attenzione delle istituzioni sanitarie»
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