I medici di base nel Bresciano hanno diversi problemi

Alcuni hanno tantissimi pazienti, poi ci sono i corsisti che sostituiscono i professionisti in pensione e i medici in fuga dagli ospedali
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Mancano i medici di famiglia? «Nessun problema, aumentiamo il numero di assistiti per ciascuno di loro» è la risposta.

Così, il numero massimo di pazienti per ogni libero professionista convenzionato con il Servizio sanitario passa da 1.500 a 1.800, estendibile fino a duemila con i duecento in più riservato ai ricongiungimenti familiari o agli iscritti a termine o temporanei al nostro Servizio sanitario. Lo stesso per i medici che stanno frequentano il corso di formazione specifico in Medicina generale: da 650 a mille assistiti ciascuno, con la possibilità di estendere a 1.200 per chi è al secondo o al terzo anno.

I numeri

I medici di Medicina generale nel territorio di Ats Brescia (Agenzia di tutela della Salute) che hanno dato disponibilità ad aumentare fino a duemila il numero di assistiti negli ambiti carenti sono 44 sul totale di 689 medici di medicina generale, di cui 652 titolari e 37 incarichi provvisori. La richiesta da parte di Ats di aumentare il massimale è stata fatta solo ai medici che esercitano negli ambiti territoriali carenti. Per sostituire i molti medici titolari che hanno cessato la loro attività, sono stati incaricati anche 48 medici che stanno frequentando il corso triennale di formazione. Di questi, 9 hanno un massimale di 650 assistiti e 39 ne hanno uno di mille assistiti.

È sufficiente un rapido calcolo per capire che per sostituire due storici medici di famiglia che hanno cessato l’attività servono almeno tre corsisti. Si tratta, ovviamente, di una valutazione solo numerica. Altro è l’esperienza, la conoscenza del territorio e delle esigenze di salute della popolazione, la capacità di prendersi cura di persone sempre più anziane e con numerose malattie croniche.

I corsisti

Mirko Schito, giovane medico corsista al primo anno, commenta: «È molto positivo, ovviamente, avere l’opportunità di essere titolari a tutti gli effetti per i tre anni di corso. Tuttavia, credo che, per la nostra formazione, almeno al primo anno sarebbe importante poter fare sostituzioni ed affiancare un collega più anziano o lavorare in gruppo con medici più esperti».

Qual è, ci si chiede, il numero ideale di pazienti per ciascun medico curante? Secondo quanto riportato nella letteratura internazionale, il numero di pazienti assistiti da ogni medico varia notevolmente (da meno di mille a oltre quattromila) e non è chiaro se questo livello di variabilità sia giustificabile. Tuttavia, da una revisione sistematica degli studi pubblicati, balza all’occhio un «segnale», basato più sull’esperienza storica che sull’evidenza, in base al quale «l’aumento della dimensione può essere associato ad un modesto peggioramento della qualità clinica».

Lo scenario

Nell’attuale fase di transizione, il grido d’allarme rimane numerico: nei prossimi anni saranno di più quelli che lasciano di quelli che inizieranno a lavorare come medici di famiglia. Perdere la figura, quella specifica figura, di riferimento non è più un rischio possibile, ma è già una realtà. A fronte della necessità di rivedere l’organizzazione del servizio, si assiste anche ad una controtendenza che in parte smentisce quella «fuga dalla medicina di base» di cui da anni si parla.

In fuga dagli ospedali

Dei 500 candidati che hanno sostenuto il test regionale per l’accesso al corso triennale di formazione specifica in medicina generale (28 i corsisti bresciani che si sono diplomati mercoledì scorso), una settantina sono nati negli anni Ottanta e 120 hanno tra i cinquanta e i sessant’anni. «Sono persone in fuga dagli ospedali: turni massacranti per carenza di personale e Covid hanno aggravato una situazione di stress che gli specialisti si trascinano da tempo, soprattutto nelle aree più esposte come quelle dei Pronto soccorso» afferma un dirigente della Sanità.

Medici che, se sono laureati prima del 1994 ed hanno maturato un’esperienza decennale in ospedale, frequentano il Corso di formazione seguendo un percorso personalizzato in base alle loro competenze.

I posti vacanti

In attesa dei «nuovi», dall’organizzazione geografica dell’assistenza primaria sul territorio emerge che «nessuno è senza medico». Lo afferma Claudio Sileo, direttore generale dell’Ats di Brescia. Tuttavia, scorrendo l’ultimo elenco pubblicato da Regione Lombardia, si evince che solo nel Bresciano i posti vacanti di titolare sono 123, di cui 11 nella zona di competenza di Ats Brescia e dodici in Valcamonica. Anche in questo caso, basta un rapido calcolo per affermare che nella nostra provincia ci sono oltre centomila persone, pari a circa il 10% della popolazione, che non hanno un medico di famiglia titolare di riferimento.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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