I magazzini ex Medeghini «rifugio» per il Grana

Sono state rovinate a causa del sisma 260mila forme di Padano. Un danno di 70 milioni.
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Lavorano a pieno ritmo gli operai e i soci della Latteria Sociale Mantova, alle porte della città dei Gonzaga, per tentare di salvare il più alto numero possibile di forme di Grana Padano crollate a terra a causa del sisma. Solo in questo stabilimento sono 120mila le forme cadute a terra martedì mattina e gravemente danneggiate.

Ed è qui, mentre viene progettato un piano di trasferimento del formaggio salvabile, che Stefano Berni, direttore del Consorzio Grana Padano, incontra i giornalisti per fare il punto di una situazione molto grave. «Al momento - spiega Berni - risultano a terra 260mila forme di Grana Padano, che si aggiungono alle 100mila cadute a causa del sisma di domenica scorsa; si tratta di un danno di 40 milioni per il prodotto e di 30 milioni per le strutture».

Sono coinvolti in questo disastro economico nove caseifici e due magazzini di Grana; nove siti sono nel Mantovano (il più colpito è la Latteria Sociale Mantova), uno nel Piacentino e uno nel Bresciano (la Bresciangrana srl, dove sono cadute 38mila forme). Per il Parmigiano Reggiano, dice ancora Berni, i danni sono ancora più gravi: 500mila forme risultano infatti rovinate.

Quale sarà il destino di questo formaggio? La caduta blocca il processo di stagionatura, rendendo impossibile la vendita delle forme con il marchio Grana Padano. I tecnici al lavoro spiegano che il 40% della produzione danneggiata potrà essere salvato, il 30% circa sarà rivenduto, mentre il rimanente 30% verrà fuso.

In questo momento, caratterizzato da un evidente stato di inquietudine e incertezza, l'obiettivo primario è trasferire in un luogo adeguato il formaggio che potrebbe proseguire il percorso di stagionatura. A questo proposito, Berni annuncia che circa 120mila forme saranno trasferite dal Mantovano ai magazzini del fallimento Medeghini. I lavori a Mazzano sono quasi terminati e il «trasloco» avverrà in queste ore. Altre 80mila forme sono invece in partenza per magazzini predisposti ad hoc nel Cremonese.

Il Consorzio Grana Padano ha già stanziato un primo budget di 2 milioni di euro. «Per i caseifici e i magazzini coinvolti da questa sciagura - aggiunge Berni - è stata decisa la sospensione dei pagamenti delle rate consortili e le forme distrutte saranno considerate come mai prodotte; il formaggio danneggiato andrà nelle celle frigo per essere destinato alla fusione, con un intervento auspicabile dell'Unione europea a favore degli indigenti».
Tra gli uomini al lavoro si respira un'aria di preoccupazione, ma non di rassegnazione. Anzi. «È vero - dice il direttore del Consorzio - che molti nostri produttori sono in grave difficoltà, ma non è nella loro natura piangersi addosso; tutti si sono rimboccati le maniche e stanno lavorando più di prima».

Nonostante i danni, infatti, i caseifici hanno ripreso a pieno ritmo l'attività. E, ai cittadini italiani, i produttori chiedono di dimostrare la propria solidarietà acquistando Grana Padano originale. «Noi ci impegniamo - conclude Berni - a non aumentare i prezzi per il consumatore, ma chiediamo alle famiglie, ai ristoratori e ai commercianti di aiutarci a riaffermare l'eccellenza del nostro prodotto contro le imitazioni».
Prima di salutare e di partire per un altro caseificio danneggiato, Berni sgombera il campo da ogni dubbio: «Gli sciacalli sappiano che non venderemo mai il nostro prodotto sotto prezzo; chi vuole solo trarre profitto da queste disgrazie non merita la nostra considerazione».

Guido Lombardi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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