I livelli di Pm 2,5 a Brescia superano il limite di legge

I dati Arpa mostrano numerosi giorni di supero nel 2021. Basta Veleni: «Il comune ripete che l'aria migliora, ma siamo da primato europeo»
PM 2,5: POLVERI ALLE STELLE
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Le Pm 2,5 nella nostra città sono alle stelle e per farsene un'idea basta visitare il sito di Arpa Lombardia: negli ultimi dieci giorni la media delle polveri sottili è stata di 28 microgrammi per metro cubo, sopra la soglia limite imposta dalla legge (decreto legislativo n. 155/2010), che è di 25

Non tanto si potrebbe pensare, ma la legge è un conto, la salute un altro. Almeno secondo l'Oms, che a settembre ha aggiornato le Linee guida sulla qualità dell'aria e ha stabilito che per evitare le 232 morti annuali solo a Brescia dovute alle Pm 2,5 il limite nell'aria non dovrebbe superare i 5 microgrammi per metro cubo. Nella sola Europa, se si rispettassero i nuovi parametri, si potrebbero evitare oltre 166mila morti premature all'anno.

Secondo uno studio pubblicato a inizio 2021 dal Barcelona Institute for Global Health, Brescia è la città in cui si muore di più per inquinamento atmosferico in Europa e i dati che oggi si leggono sul sito dell'Arpa non fanno ben sperare. «Il comune continua a ripeterci che l'aria va migliorando, ma gli studi recentissimi dicono che siamo da primato europeo, in negativo» dice Maurizio Bresciani del Tavolo Basta Veleni. 

Per il comitato, Brescia vive inoltre un paradosso: in centro, la centralina che rileva le Pm 2,5 è quella del Broletto, che si trova in Ztl, Zona a traffico limitato. Non lo fa la centralina da traffico, quella in via Tartaglia. Lo scorso mese di luglio i referenti di Basta Veleni avevano incontrato prima Arpa e poi il Comune per chiedere di implementare le centraline. Ad oggi ancora non è stato fatto nulla.

«A luglio abbiamo avuto un incontro con l’assessora all’Ambiente Miriam Cominelli - prosegue Bresciani -, che lo scorso ottobre ha comunicato che del problema si occuperà l’Osservatorio sulla qualità dell’aria. Un organo che si riunisce due o tre volte l’anno, ma le risposte servirebbero adesso». 

 

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