Guerrino lascia il negozio dopo una vita da macellaio

Lo storico macellaio di corso Garibaldi cede il negozio dopo 58 anni di attività
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A Natale lascerà la sua amata bottega di carni per dedicarsi alla vigna in Franciacorta. Una scelta condizionata, dopo 58 anni da macellaio, alla buona riuscita della cessione della sua attività a un collega esperto che porterà avanti una tradizione legata a doppio filo a corso Garibaldi.

Quasi un destino per Guerrino Zanini dall’età di 11 anni, quando ragazzino passava l’estate a San Polo a imparare il nome dei tagli di manzo e l’uso corretto del coltello. Una passione che si è tradotta in lavoro a 13 anni col titolo di garzone nella macelleria di Amorino Ferrari che gli è stato maestro nel negozio al civico 5 di corso Garibaldi.

Qui, nel cuore di Brescia, Guerrino ha iniziato la sua lunga carriera lavorativa. La macelleria è storica. L’insegna è riportata nei documenti già dal 1930, ma era nota prima sotto il nome di Fiocca e Burlini, come testimonia una ghiacciaia che resiste oggi nelle cantine dove all’inizio del secolo scorso incameravano la neve per conservare i quarti di animali. Guerrino, nonostante lo attenda la sua casa nella dolce campagna di Passirano, non ha perso assolutamente le sue principali caratteristiche: l’allegria e l’amore per il suo lavoro. Divenuto titolare nel febbraio del 1970, con la moglie Noemi Rezola al fianco, ha cresciuto due figli - ingegnere la femmina e commercialista il maschio - e ha continuato ad essere protagonista indiscusso del commercio di corso Garibaldi. 

Nel negozio sono passati tutti i nomi illustri di Brescia. «Una volta la spesa era quotidiana - ricorda - e attorno al tavolo di casa si sedevano molte persone». Così, piano piano, al grande bancone frigorifero, tra le pareti piastrellate e tirate a lucido, sono nate amicizie, relazioni tra vicini di casa, gesti di sensibilità tra i clienti che i titolari hanno sapientemente sostenuto. «Il contatto umano era e rimane il sale del lavoro - sostiene Guerrino -. In macelleria si comprava il taglio di carne adatto alla ricetta scelta, ma si discuteva anche di tutto. E in parte ancora è così». Nei suoi anni bresciani la cantante Mina si spingeva fino alla sua macelleria per le «cotolette strabuone» o il cotechino al cucchiaio. Il sindaco Boni dopo la spesa lo aspettava poco più avanti, alla trattoria Cavallino, per una scodella di trippa.
Il testimone è oggi saldo nelle mani sapienti di Renato Carè con il figlio Fabio e la moglie Rosanna.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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