Grillo in città: Far ripartire le piccole imprese
Beppe Grillo torna a Brescia dopo tre mesi per la campagna elettorale di Laura Gamba. Stavolta nel parco Caduti di Nassiriya, scelto per la vicinanza all’area Caffaro, emergenza ambientale cittadina. Sotto la pioggia non c’è la folla che il 12 febbraio riempì piazza Paolo VI, ma comunque un buon numero di militanti e cittadini.
È Vito Crimi che introduce il comizio di Grillo. Sale sul palco, si toglie la cravatta: «Arrivo da Roma, dal Senato, dove è obbligatoria». È una liberazione simbolica: «Vogliono omologarci, metterci in un angolo, farci diventare come loro, ma non ce la faranno». Loro, naturalmente, sono gli altri partiti.
Da sotto il palco parte una voce: «Non vi voto più, non avete ancora fatto nulla, se invece aveste fatto il Governo col Pd... Siete tutti uguali, pensate solo ai soldi». Protagonista della scenetta è Beppe Grillo, che ironizza sulle accuse rivolte al M5S. Sale sul palco ed inizia il comizio, un’ora fra ragionamenti politici, invettive, battute, che strappano applausi e risate.
Il primo colpo è per Giorgio Napolitano, poi si scaglia contro il disegno di legge presentato dal Pd per limitare la partecipazione alle elezioni soltanto ai partiti con personalità giuridica e statuto.
«Tanta gente disperata, senza lavoro, viene da me, sotto casa mia e mi chiede: "Fate qualcosa"». Il M5S ribadisce la richiesta del reddito di cittadinanza: «I soldi si trovano, non possiamo lasciare milioni di italiani senza un salario di sussistenza».
C’è spazio anche per Brescia. «A causa dell’inquinamento vivete tre anni in meno che nel resto d’Italia». L’inceneritore è stato premiato dalla Columbia University?: «Grazie tante, sono gli stessi che hanno progettato l’impianto». Laura Gamba, candidata sindaco, «è generosa, ha fatto un sacrificio impegnandosi. Non ce la faremo a vincere, ma se manderemo in Consiglio comunale quattro-cinque consiglieri del M5S sarà un successo: saranno morti lo stesso!». Perché «metteremo il naso negli appalti e in tutta l’amministrazione. Basta. Sono sempre le stesse dieci famiglie che comandano a Brescia».
Enrico Mirani
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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