Gost Hunters a caccia dei misteri del Castello

In azione sul Cidneo con fotocamere a ultravioletti, termocamere, rilevatori di movimento e vibrazioni.
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Tra le gallerie, le torri, i pertugi e i percorsi meno battuti del Castello a caccia dei fenomeni cosiddetti «non giustificabili». È cominciata sul calare della notte ed è proseguita fino alle prime ore di lunedì, l'«indagine del mistero» dei Ghost Hunters, i sei «cacciatori di fantasmi» ed esperti di «paranormalità», arrivati domenica da Torino, per cercare tra le mura del mastio cittadino eventuali «variazioni ambientali anomale». Ossia «sbalzi termici, campi elettromagnetici fuori dall'ordinario e particolari anomalie acustiche», ha spiegato Mirko Barbaglia, fondatore assieme a Luca Guariglia del gruppo che raccoglie collaboratori e appassionati tra Lombardia e Piemonte.

Niente ectovisori e rilevatori psicomimetici, fantasiosi strumenti del mestiere dei cinematografici Ghostbusters newyorkesi, ma equipaggiamenti decisamente più verosimili e d'alta tecnologia: fotocamere a ultravioletti, termocamere, rilevatori di movimento e vibrazioni, torce e microfoni per captare ultrasuoni. «L'attrezzatura serve alla raccolta di tutti quei dati che poi andiamo ad analizzare - ha aggiunto Francesca Inverardi, prima bresciana del team - molte volte ci siamo trovati davanti a fenomeni e manifestazioni difficilmente spiegabili».

La prima parte della giornata è stata dedicata alla realizzazione di un reportage sulle vicende storiche che nei secoli hanno interessato il mastio. Il lavoro è stato guidato dal ricercatore archeologico Armando Bellelli e dalla speleologa Roberta Possi.

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