Gnutti: «Io col Pcb non c'entro»

Il finanziere bresciano precisa il ruolo che Hopa ebbe dal 1999 dopo essere stato citato nella trasmissione Presadiretta
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Emilio Gnutti ha lasciato passare qualche giorno, si è consultato con i suoi avvocati e alla fine ha deciso di intervenire «per comunicare all'opinione pubblica, ma soprattutto ai bresciani l'unica verità e la corretta informazione» sul suo ruolo nella Caffaro. Durante la trasmissione «Presadiretta» su Rai3, dedicata all'inquinamento provocato dalla fabbrica, il finanziere bresciano è stato infatti ripetutamente citato con pesanti allusioni ed accuse.
Accuse che, nel comunicato diffuso ieri, Emilio Gnutti respinge con decisione: «Non esiste né è mai esistito, né è possibile evocare, alcun collegamento - si legge nella nota - tra la mia persona e l'inquinamento provocato dalla Caffaro». A sostenere la sua tesi secondo Gnutti c'è una semplice valutazione temporale: «È risultato, e lo apprendo anch'io dalla stampa - scrive il finanziere bresciano - che la produzione di Pcb alla Caffaro è cessata nel 1984, e che l'attività produttiva di sostanze chimiche - in ipotesi pericolose - è anch'essa cessata negli anni Novanta», mentre l'intervento della sua finanziaria (Hopa) è di molti anni posteriore.


«Nel 1999 Hopa - prosegue infatti Emilio Gnutti - società della quale ero amministratore delegato, nell'ambito della sua attività tipica di partecipazione aziendale, si è limitata ad acquisire, come altre banche, una quota del pacchetto azionario della società Bios Spa, che ha lanciato un'offerta pubblica di acquisto della Snia, società controllante la Caffaro Spa. Ciò è avvenuto, quindi, molto tempo dopo la produzione e lo sversamento di sostanze inquinanti da parte della Caffaro, nella quale non ho mai avuto ruoli formali né tantomeno operativi, e della cui attività non mi sono mai occupato». «Non sono mai stato indagato in alcun procedimento penale (peraltro conclusosi con l'archiviazione) - precisa inoltre Gnutti - che riguardasse reati ambientali in relazione alla attività della Caffaro. Qualsiasi collegamento, quindi, tra l'inquinamento prodotto dalla società e la mia persona è falso e privo di ogni fondamento». «Ho pertanto dato mandato ai miei legali - si legge ancora - di intraprendere tutte le iniziative giudiziarie ritenute necessarie a tutelare la mia reputazione da qualsiasi falsa rappresentazione della verità che possa indurre nell'opinione pubblica l'idea di un qualsivoglia collegamento tra l'inquinamento, eventuali patologie e la mia persona».


«Mi sono sempre assunto le mie responsabilità quando esse mi erano attribuite per fatti connessi alla mia attività lavorativa - conclude Gnutti - ma non è tollerabile che sulla base di nulla la mia persona possa essere in qualche misura evocata in relazione ad un comportamento inesistente, al quale sono totalmente estraneo e del quale non ho, al di fuori di essere cittadino bresciano, alcuna notizia».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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