Gli stracci in volo dei grillini
Volano gli stracci. Il sisma che da mesi scuote il M5S arriva al vertice. Lo fa in un plumbeo ottobre pandemico quando Crimi e gli altri garanti attaccano senza filtri Casaleggio. «Non è autorizzato a scrivere sul blog, non ha ruoli»: questo il senso del duro messaggio al gestore della piattaforma Rousseau.
È solo l’ultimo capitolo del libro delle tensioni che sembrano cristallizzare il cambio di pelle definitivo del Movimento. Nella rottura si innestano teatralmente coppie di antagonisti: Grillo contro Casaleggio, Di Maio contro Di Battista, chi vuole l’alleanza con il Pd e chi no. Forse proprio nel 2020 si sta compiendo il mutamento genetico della creatura del comico genovese.
Al centro l’atavico dilemma: trasformarsi o no in un partito? La risposta è forse già davanti agli occhi: 11 anni dopo la sua nascita M5S rappresenta ormai l’establishment. Quanto è lontano il 2007 e i Vaffaday? Chi ricorda i disertori degli studi tv in campagna elettorale? Quanto è preistorico quel «chiamateci cittadini» nel 2013? Ma soprattutto, quanto sa di stantio quel sogno chiamato democrazia diretta, fallito miseramente all’indomani della scomparsa dei meetup territoriali? Il contorno della tragedia sul palco delle stelle sono i commenti social degli elettori grillini, che quasi a sorpresa difendono Casaleggio nella recente polemica e intonano un coro quasi unico: «Difendete solo i vostri privilegi». Come dire: chi di casta ferisce di casta perisce.
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