Gli industriali bresciani rivendicano la Tav: «È il futuro»

Il presidente dell’Aib Giuseppe Pasini è sicuro: «La Tav serve per la crescita» e attacca il metodo scelto per la valutazione
Presidente Aib, Giuseppe Pasini guida la Confidustria bresciana - © www.giornaledibrescia.it
Presidente Aib, Giuseppe Pasini guida la Confidustria bresciana - © www.giornaledibrescia.it
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Giuseppe Pasini non ci sta ed è preoccupato. «Secondo alcune indiscrezioni anche l’analisi costi benefici della Tav Brescia-Verona potrebbe dare un esito negativo. Ed è una pessima notizia».

Il presidente dell’Associazione industriale bresciana si sofferma e attacca subito il metodo scelto per la valutazione delle grandi opere: «L’ho già detto in altre occasione, ma io ritengo miope che un’infrastruttura strategica per l’Italia e per l’Europa come l’Alta velocità venga valutata solo attraverso un’analisi costi-benefici, in questi casi intervengono anche molti altri fattori».

E allora si guarda alle altre esperienze, oltre confine: «La Francia e la Germania - si chiede Pasini - quando hanno investito sull’alta velocità si sono limitati a fare un ragionamento sui costi e sui benefici o hanno guardato anche al futuro?». Ma la preoccupazione non è solo per la linea ferroviaria che dovrebbe mettere in connessione l’Italia con l’Europa lungo asse est-ovest, piuttosto per un metodo scelto: «Il rischio è che d’ora in avanti qualsiasi infrastruttura si voglia realizzare in Italia si debba passare dai costi-benefici. Il che significa aggiungere ulteriori ritardi a quelli già provocati dalle lentezze burocratiche e dai ricorsi sugli appalti. Basta vedere quello che è successo con il raccordo autostradale della Valtrompia».

Pasini è come un fiume in piena, a dimostrazione che la preoccupazione per il rischio della mancata realizzazione della Tav è reale: «Parlo da bresciano, se coloro che hanno realizzato la Brebemi, la metropolitana o il termovalorizzatore si fossero dovuti fermare all’analisi costi-benefici allora probabilmente queste opere, che hanno contribuito alla crescita del nostro territorio, non avrebbero visto la luce».

Il numero uno della Confindustria bresciana nei mesi scorsi non è stato tenero con il governo gialloverde, e non ha fatto sconti né al Movimento 5 Stelle né alla Lega, in particolare sulle schermaglie con l’Ue sulla manovra e ancor prima sul decreto Dignità. Ma è inevitabile che su questo complessa partita politica lo stesso Pasini faccia affidamento sul Carroccio, «d’altra parte il Movimento 5 Stelle ne sta facendo una battaglia politica, mentre la Lega a Roma è in posizione di netta divergenza con i pentastellati».

E su questi ultimi, Pasini non è certo indulgente: «Tra i 5 Stelle ci sono persone che hanno un retaggio per cui le imprese non sono indispensabili per la crescita. Insomma il dialogo è molto difficile con chi la pensa in questo modo. Ma i pentastellati dimenticano che il piano infrastrutturale è necessario per un Paese come il nostro che è il secondo manifatturiero in Europa. Un’opera come la Tav non serve solo per il mercato interno ma anche per le esportazioni e il distretto bresciano ha ottenuto un risultato economico sopra la media negli ultimi anni proprio grazie all’export».

Ora si sta facendo largo l’ipotesi, proposta da Salvini, per un referendum del Nord qualora, come sembra, sia la Torino-Lione sia la Brescia-Verona saranno bocciate. Un’ipotesi che ha ricevuto l’appoggio anche del governatore del Piemonte Sergio Chiamparino e di quello lombardo Attilio Fontana. L’idea però non scalda assolutamente Pasini: «Capisco che Salvini l’abbia fatto per contrastare il Movimento 5 Stelle, ma è l’idea di base che non mi trova d’accordo. La politica deve essere in grado di operare le scelte strategiche, non devono essere i cittadini».

 

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