Gli abitanti di Gussago non sono sicuri di come si chiamano
In paese si accende il dibattito sul nome degli abitanti di Gussago. Gussaghesi - come si dice, per consuetudine - o zimellini, come vengono chiamati da Wikipedia, alla voce enciclopedica online dedicata al paese bresciano? Una fonte antichissima ripresa dal compilatore o la semplice caduta di un termine che girava per il web e che è finito, come il seme di una pianta territorialmente incongruente, nella cassa di compilazione sbagliata?
Così storici e curiosi compulsano più fonti perché, sarà pur un caso, ma in bresciano zimilì o zemilì significa gemellini. Quindi una radice linguistica non estranea al dialetto. «Che i gussaghesi onorassero Castore e Polluce?», si chiede qualcuno. Troppo macchinoso, ma carino pensare che il paese di Franciacorta sia stato fondato dai discendenti di Leda e il Cigno. Che fosse rimasta invece atavica memoria di Romolo e Remo? Altrettanto carino, ma destituito da ogni fondamento.
«Sinceramente - dice, allibita la storica gussaghese Rinetta Faroni - non mi sono mai imbattuta, in tanti anni di ricerche, in questo nome». Da Acutius, secondo gli esperti di toponomastica, deriverebbe il nome di Gussago. Podere acutianus, questo territorio. E l’aggettivo acutianus il cui nome sarebbe divenuto, nel tempo, «Cusàa», quindi Gussago. Le ricerche sulla famiglia Acutii portano, nel territorio bresciano, almeno a Gussago e ad Aguzzano.
Il nome del «padre della patria» gussaghese appare anche in una lapide dedicatoria trovata nel 1823 a Castegnato e in altre iscrizioni del territorio bresciano. E da altre fonti risulta che Lucius Acutius Primus fosse Flamen divi Iuli, cioè sacerdote destinato al sacrificio e al culto di Cesare e dell’imperatore. Sì, ma lui che c’entra con i zimellini? Il caso è aperto.
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