Giudice ai colleghi: «Sentenze chiare, non siete romanzieri»
Un attacco agli avvocati e uno ai magistrati. E l'invito, in forme diverse, al dono della sintesi. Può essere letta così la doppia frecciata contenuta nella relazione del presidente del Tar di Brescia Angelo Gabbricci all'inaugurazione dell'anno giudiziario.
«È ovvio che l'avvocato, il quale vuole ottenere una decisione rapida, e in particolare una decisione in forma semplificata, deve fissare, in fatto e diritto, il minor numero possibile di questioni, accompagnate da una documentazione essenziale.
Non v'è dubbio che un ricorso sintetico ne accelera la decisione, ma ancor prima la comprensione, poiché certo l'attenzione del lettore non è direttamente proporzionata al numero delle pagine; sebbene poi i vantaggi di tale sintesi possono andare in parte dispersi da produzioni documentali imponenti, e di difficile lettura, dove sembra in certi casi mancare un adeguato vaglio critico da parte del difensore» sono le parole utilizzate dal presidente del Tar.
Che ai colleghi magistrati ha invece detto: «Ciascun giudice deve tenere presente come ogni pronuncia giurisdizionale sia uno strumento per la tutela della legalità, e non l'occasione per sfoggiare peculiari competenze tecniche, per proporre tesi stravaganti e sicuramente soccombenti o per rassicurare le parti sulla propria totale conoscenza del fascicolo, ovvero per esporre i propri convincimenti etici sull'umano agire: per questo resta - e vi sono esempi più o meno riusciti -, la possibilità di farsi romanzieri».
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