Girate i tacchi se volete cambiare il finale
Quante volte abbiamo pensato di girare i tacchi e lasciarci alle spalle situazioni e persone che ci fanno soffrire? Io credo abbastanza, ma è solo attraversando il nostro scontento che si trova il coraggio per modificarlo.
Si cambia pensiero, lavoro, città e continente. Si cambiano i compagni di vita, gli amici, a volte i sentimenti e spesso le opinioni.
Lo ha fatto anche Carla. Per seguire il suo altruismo ha lasciato Caracas e adesso organizza il volontariato e il Servizio Civile per la Croce Rossa Italiana. L’ho sentita parlare di quanto per un senzatetto come Marco anche un naturale cambio di stagione può avere un effetto devastante. Per dei poveri cristi che vivono di carità, nelle notti gelide in cui si può morire assiderati, una coperta calda rappresenta l’unica vera differenza.
Si parla molto di cambiamento ma ognuno lo percepisce a modo suo poiché rappresenta una sfida da vincere con se stessi prima che contro gli altri.
Modificare il pensiero significa anche invertire un destino che sembrava segnato. Così è stato per una bambina afgana in terapia oncologica, ricoverata all’Ospedale Militare del Celio. Arrivata a Roma senza i suoi genitori ha trovato nell’accompagnamento materno di due Crocerossine la forza di superare il trauma della solitudine e vincere la sua malattia.
Ma ogni metamorfosi necessita di un ambiente adatto per essere realizzata. Come il bruco ha bisogno del suo bozzolo per diventare farfalla, allo stesso modo ogni persona sente la necessità di mutare pelle pur continuando a riconoscersi nella propria.
In questo senso di identità rientra la narrazione di una nonna pugliese che quando prepara le orecchiette chiama sempre la nipote, non certo per il suo piccolo pollice che si adatta perfettamente nel dare alla pasta l’inconfondibile forma tonda e concava. Durante le ore che trascorrono in cucina impastando acqua e farina hanno imparato a parlarsi e a ridere insieme. In quel connubio di odori di cime di rapa, di agli e cipolla avviene un passaggio non solo di ricette o di antiche abilità manuali ma di valori autentici connessi ai legami familiari.
«Si cambia per non morire, si cambia per ricominciare» canta Fiorella Mannoia. Ogni volta che si apre una porta si comincia a sperare che il meglio deve ancora arrivare, dopotutto non c’è nulla di sbagliato nel provare a modificare il proprio finale.
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