Giovani e pandemia, viaggi e sport in frenata: occasioni perse
Lo sport è maschio, il viaggio è femmina. Ogni generalizzazione - si sa - corre il rischio di diventare luogo comune, pronto a trovar eccezioni ad ogni piè sospinto. Ma pur prendendo in considerazione tutte le cautele del caso, sembra proprio questo il dato che prima di altri emerge dalle risposte al sondaggio Giovani e pandemia fatto su giovani fra i 15 e i 30 anni.
Il viaggio manca «molto» all’87% delle femmine e al 70% dei maschi, lo sport manca «molto» al 65% dei maschi e al 53% delle femmine. Proviamo allora a vedere più da vicino questi due mondi, partendo dal viaggio. Complessivamente manca «molto» all’81% degli intervistati e «abbastanza» all’11%. Un totale complessivo del 92% che rappresenta senza dubbio uno dei risultati di maggior rilievo tra gli ambiti individuati dal sondaggio.
Oltre alla già citata distinzione tra i generi, emerge chiaramente anche come la possibilità di spostarsi pesi di più alle fasce d’età più alte: manca «molto» al 79% degli studenti superiori, all’83% degli studenti universitari e infine all’87% dei lavoratori. Il viaggio è da sempre legato ad una dimensione di curiosità, di accrescimento della conoscenza, di messa alla prova della propria autonomia. Chi, invece, non può viaggiare? Chi è prigioniero, chi è malato, chi è troppo anziano o troppo bambino tanto da non poter avere una autonomia propria di movimento. Chi viaggia, allora, può dirsi (e percepirsi) uomo libero.
Il divieto di spostamento - legato durante la pandemia alle limitazioni decise per ridurre il diffondersi del contagio - è quindi immediatamente vissuto come una mancanza di libertà ben più ampia: la libertà di vedere, conoscere, scoprire, fare esperienza, crescere. E anche la libertà di viaggiare con: con un compagno di viaggio si scambiano aiuto ed emozioni, da un viaggio insieme - se mosso dalla voglia di conoscere - si torna inevitabilmente cambiati.La dimensione della compagnia - peraltro - è particolarmente marcata anche nell’attività sportiva, dove allenarsi assieme e competere sono passaggi fondamentali. Fra «molto» e «abbastanza», il sondaggio dice che lo sport manca complessivamente al 76% degli intervistati. Come detto, la quota maggiore fra quanti denunciano di aver sentito la mancanza dell’attività sportiva si trova fra i maschi («molto» al 65% e «abbastanza» al 16%) e in misura minore tra le femmine («molto» si ferma al 53% mentre l’«abbastanza» al 19%). Un lieve crescendo lo si registra invece in base alle classi di età analizzate: per gli studenti delle supriori la somma delle risposte «molto» e «abbastanza» arriva dal 74% degli intervistati, fra gli studenti universitari il dato sale fino a quota 76% e infine fra i lavoratori si attesta al 78%.
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