Giornate di Primavera del Fai, l'arte conquista 43mila visitatori
In 43mila alla scoperta dei luoghi e delle persone che hanno fatto grande Brescia e la sua provincia. Grande successo per le giornate Fai di primavera, che nel fine settimana appena trascorso, complice la stagione ormai sbocciata, hanno attirato tantissimi visitatori. Erano 38 i siti visitabili nel Bresciano, di cui nove in città e 29 in provincia: luoghi di solito inaccessibili, che grazie alle guide Fai hanno rivelato i loro segreti.
Il tema di questa 27ª edizione sono state le figure che hanno dato lustro al territorio: palazzo Materossi già Fè d’Ostiani, la biblioteca Carlo Viganò all’Università Cattolica, palazzo Martinengo Villagana, la casa madre delle Ancelle della carità, il palazzo della Camera di ommercio, la casa di Sant’Angela Merici, l’istituto Figlie del Sacro Cuore di Gesù, l’istituto agrario Pastori e la Loggia, con l’installazione artistica «Millepiume».
Erano in tanti in fila per la visita guidata: «Vengo tutti gli anni - ha detto Piera Capra, di Borgosatollo - e anche stavolta, se ci sarà il tempo, visiterò tutti i siti aperti. È un’occasione da non perdere». Famiglie con bambini, coppie e gruppi di amici: il pubblico era più che mai eterogeneo. «Abito a Brescia da poco - ha spiegato Anna Fulgaro - e questo è un modo per scoprirla e per conoscere edifici che di solito vedo solo dall’esterno».
Giulio Gualeni non si perde mai un appuntamento con il Fai: «Sono di Orzivecchi e mi preparo in anticipo l’itinerario, scegliendo luoghi che non ho mai visitato o che mi interessano particolarmente. Le guide sono spesso ragazzi giovani e molto preparati. Mi piace l’idea di poter conoscere, oltre che vedere, palazzi e monumenti». Giacomo Nicolino e la moglie, di Rezzato, sono iscritti al Fai: «Ci piace visitare luoghi di solito inaccessibili e apprendere aneddoti che altrimenti non avremmo mai scoperto».
Tra le mete più gettonate c’è stato il palazzo della Loggia, che nel salone Vanvitelliano ha ospitato l’installazione artistica «Millepiume». L’abito scultura, realizzato dall’artista Daniela Ziletti con migliaia di cravatte colorate, ha invitato i visitatori a riflettere sulla reinterpretazione femminile di un oggetto tipicamente maschile e simbolo di potere, agiatezza ed eleganza, con un rimando all’araba fenice, e il riutilizzo creativo di oggetti scartati e donati.
Dall’arte all’industria e al commercio: in onore degli industriali e dei banchieri bresciani hanno aperto le loro porte la Camera di ommercio, trasferita in via Einaudi nel 1959 per volontà dell’allora presidente Emilio Franchi, e palazzo Martinengo Villagana, oggi sede di Ubi Banca, che ospita al suo interno capolavori di Savoldo, Moretto, Gambara, Ceruti Inganni e Celesti.
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