Gioco, ballo, nuoto al chiuso: proteste dei gestori ancora fermi
Si può andare al ristorante e scegliere di cenare nella saletta interna, prendere un caffè al volo al bancone di un bar, fare sport in palestra, vedere un film al cinema, andare dall’estetista. Ma non si può ancora sorseggiare un drink in discoteca o fare una nuotata in una piscina indoor. Alcune attività, infatti, sono rimaste al palo. E chi le gestisce (e vive dei ricavi delle stesse) non vede l’ora di poter riprendere a lavorare.
Iniziamo dal capito piscine. Quelle al chiuso riapriranno il primo luglio. «Il danno economico è incalcolabile - commenta Marco Sublimi, a capo della Coordinamento Associazioni Gestori degli impianti natatori -. Molte società sono fallite o falliranno da qui a settembre. Le piscine stanno affogando: serve un salvagente immediato».
Paolo Fagioli, titolare della palestra (con piscina al coperto) California di Mazzano, fa sapere che «a luglio la stagione delle piscine al chiuso è già finita. Noi la riapriremo a settembre, stiamo già prendendo le preiscrizioni: l’interesse c’è». Ora sono aperti solo i centri natatori all’esterno, ma senza offrire a chi vi accede la possibilità di farsi la doccia. Divieto che, però, dovrebbe saltare con il passaggio in zona bianca, auspicato in Lombardia dal 14 giugno, se i dati sui contagi lo consentiranno. Il cambio di colore dovrebbe rappresentare una svolta anche per chi gestisce sale slot, sale scommesse e bingo e casinò: per questo settore, il cui riavvio in origine era previsto il primo di luglio, ci sono già delle linee guida.
Altro capitolo: discoteche e sale da ballo. Come riferiamo nella pagina a destra, la situazione su questo fronte è incerta. Il passaggio in zona bianca potrebbe segnare un nuovo inizio, ma al momento non sono ancora state ufficializzate le regole di riapertura. I gestori sono quindi in attesa.
Nel frattempo il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, ieri ha commentato che «tra i temi rimasti da affrontare c’è quello delle discoteche: non possiamo permetterci di approcciare il problema come lo scorso anno. Dobbiamo essere coerenti e seri, le discoteche vanno riaperte per poter andare a ballare e socializzare. Se si aprono le discoteche, non bisogna tener conto di restrizioni sul distanziamento - sostiene -, il criterio dovrà essere quello di monitorare e tracciare chi entra».
A tavola in 4. Oggi è previsto un tavolo tecnico per affrontare la dibattuta questione relativa al limite di quattro persone al tavolo nei ristoranti e le altre indicazioni di dettaglio per le zone bianche. Secondo le Regioni e diverse componenti del centrodestra, questa interpretazione - concorde con le prescrizioni del Cts - sarebbe ritenuta troppo restrittiva. Un possibile compromesso potrebbe essere quello di lasciare il limite solo per i ristoranti al chiuso. Su questo fronte è intervenuto anche Costa: «Almeno per i ristoranti all’aperto in zona bianca si arrivi a togliere il vincolo del limite massimo di quattro persone al tavolo: sarebbe un primo segnale di distensione. Per i locali al chiuso credo si possa anche prevedere una restrizione iniziale, ci può stare purché sia graduale».
Coldiretti aggiunge che «il limite dei posti a tavola è una misura di sicurezza che ha ripercussioni sul bisogno di convivialità degli italiani dopo mesi di lockdown e pesa però anche sugli incassi della ristorazione dopo la perdita di 41 miliardi nell’anno della pandemia Covid».
Infine le mascherine. Siamo abituati a utilizzarle al chiuso, così come all’aperto, sempre. Ma, almeno all’esterno, potrebbero avere le settimane contate. A tal proposito il sottosegretario alla Salute Costa ieri ha evidenziato che «ad oggi nel nostro Paese sono stati somministrati 36 milioni di dosi di vaccino. Con questo ritmo supereremo tra giugno e luglio i 70 milioni, molti dei quali con monodose. Per questo quello attuale sarà un mese di svolta. Con questi ritmi - ecco l’annuncio - entro fine luglio si arriverà a poter togliere le mascherine all’aperto».
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