Gestore provinciale dell'acqua, l’Ato spinge il sistema misto

La decisione andrà presa nelle prossime settimane, ma l'Ufficio d'Ambito di Brescia ha emesso un parere favorevole
Per ciclo idrico si intende acquedotto, fognatura, depurazione - © www.giornaledibrescia.it
Per ciclo idrico si intende acquedotto, fognatura, depurazione - © www.giornaledibrescia.it
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Da un lato gli «approfondimenti tecnici», che spingono verso il sistema misto, in grado di garantire migliori livelli di «efficienza, efficacia ed economicità» del servizio. Dall’altro l’intesa politica trovata in autunno nel centrosinistra, in vista delle elezioni del consiglio provinciale, attorno al modello in house (100% pubblico).

La scelta sulla natura del gestore provinciale dell’acqua andrà presa nelle prossime settimane. Ma oggi resta un rebus. L’ultima novità è il parere dell’Ufficio d’Ambito di Brescia (Ato), 8 pagine dense che si concludono in modo chiaro: «Non sembrano ravvisarsi le condizioni per giustificare la modifica della scelta gestionale già assunta nel 2015». Ovvero il modello misto. Per il consigliere delegato della Provincia Marco Apostoli, alfiere dell’in house, l’Ato è però andata oltre i propri compiti.

«La scelta è politica - ribadisce -. Se non si andrà verso il sistema totalmente pubblico vengono meno le ragioni della presenza di Provincia Bene Comune nella maggioranza del Broletto». Lasciando quindi il presidente Samuele Alghisi senza i numeri per governare.

Come si è arrivati a questo modello

Nel 2015 il Broletto decise che il gestore unico del ciclo idrico (Acque Bresciane) fosse un soggetto misto: controllo pubblico, con partner privato. Nel 2018 si è però tenuto un referendum per mantenere al 100% pubblico il gestore: stravinsero i sì ma votò solo il 22%. Negli scorsi mesi la Provincia ha ripreso in mano il dossier chiedendo all’Ato un approfondimento tecnico. Il documento è pronto e sottolinea subito la necessità «dell’onere motivazionale rafforzato» nel caso si scelga l’in house.

Il dibattito

Non bastano motivazioni generiche. Servono dati oggettivi. Già lo studio Agenia di Acque Bresciane dice che entrambi i modelli sono sostenibili ma che il misto garantisce più investimenti, quanto mai necesssari in un territorio maglia nera per la mancata depurazione (e le multe europee) e dove si perde per strada il 40% dell’acqua. Per l’Ato però i nuovi obiettivi fissati dall’autorità nazionale (Arera) richiedono più investimenti di quelli calcolati da Agenia e in tempi più brevi. Cosa che potrebbe «far venire meno» la sostenibilità dell’in house.

L’ingresso del privato tramite gara garantirebbe capitalizzazione, equilibrio finanziario, più investimenti a parità di tariffa. Insomma, «allo stato e con gli elementi a disposizione» l’Ato conferma la scelta del misto, «fatta salva una diversa opzione di indirizzo politico».

Il progetto

Sul misto spingono anche A2A e Asvt che il 16 marzo hanno depositato un project financing per acquisire il 40% di Acque Bresciane. «Dobbiamo unire le forze, non dividere o escludere A2A dal ciclo idrico - spiega Michele Gussago, presidente di Asvt -. Noi, in Val Trompia, senza partner privato non saremmo mai riusciti a fare gli investimenti che stiamo facendo. L’in house è un modello validissimo. Ma nel Bresciano dobbiamo fare tanti investimenti, non possiamo indebitare Acque Bresciane e Comuni. Se la scelta sarà ideologica, ci rimetteranno i cittadini con bollette più alte».

Non la pensa così Marco Apostoli. Ieri, in Broletto, si è tenuta una riunione in vista della risposta da inviare sul project. I 90 giorni di tempo scadono oggi ma il termine non è perentorio. La bozza è pronta e sarà spedita nei prossimi giorni. «Sarà una risposta interlocutoria» spiega Apostoli. In sostanza si prenderà tempo perché se si dovesse decidere per l’in house, «decadrebbe in automatico anche il project».

Serviranno «dati oggettivi» per motivare la scelta? La stella polare di Apostoli è in realtà il «programma di Alghisi e della maggioranza, che punta sulla gestione pubblica. L’Ato? È andata oltre il suo compito, che era fornire gli elementi al presidente per poter decidere, non suggerire cosa fare. Se entrambi i modelli sono validi, decide la politica». E se nel centrosinistra qualcuno tornasse sul misto? «Il nostro obiettivo è decidere entro la pausa estiva - dice Apostoli -. L’accordo politico è per la gestione pubblica. Se si prendono altre strade noi ci chiamiamo fuori». E addio centrosinistra ampio in Broletto.

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