Gestione del ciclo idrico: «terza via» fra pubblico e misto
Una holding totalmente pubblica, con società operative sul territorio che accelerino la realizzazione degli investimenti necessari nel Bresciano, depuratori per superare le infrazioni di Bruxelles e nuovi acquedotti contro le perdite.
La proposta tecnica è ancora da costruire. Ma lo schema politico è di fatto imbastito. Potrebbe essere questa la soluzione all’impasse che si trascina da anni sulla natura di Acque Bresciane, il gestore unico del ciclo idrico bresciano. Una proposta lanciata dal segretario provinciale del Pd Michele Zanardi. Finora i dem sono rimasti silenti sul tema, schiacciati tra il forcing delle forze di sinistra per una gestione «in house» (100% pubblica) e pareri tecnici che suggeriscono il modello «misto» (una compresenza di pubblico e privato), in grado di fare più investimenti a parità di tariffa. Ora la mossa di Zanardi potrebbe consentire di uscire dall’angolo.
E potrebbe finire sul tavolo di lavoro della commissione che il Consiglio provinciale ha promosso in questi mesi proprio per definire le politiche del Broletto sul ciclo idrico. Il progetto. «Innanzitutto - spiega il segretario dem - ci tengo a sottolineare un aspetto: il cittadino e i suoi interessi sono sempre stati e sempre saranno elementi centrali del nostro ragionamento. Per questo il Pd bresciano considera fondamentale l’efficientamento del servizio, perché una buona gestione e i giusti investimenti garantendo tariffe eque e sostenibili, tutelano al massimo il cittadino».
Di fronte ci sono due strade: società mista, con privato al 40% scelto tramite gara, come deciso dal Consiglio provinciale nel 2015 con una delibera; oppure società totalmente pubblica, ipotesi su cui spingono il referendum del 2018 e l’accordo politico del centrosinistra per il Broletto.
«Dopo la verifica e l’analisi fatta da Acque Bresciane e Ato appare evidente come entrambi gli scenari siano percorribili ma soprattutto pressoché equivalenti - spiega Zanardi -. La nostra convinzione è che si possa arrivare a una soluzione che sia sintesi tra le posizioni in campo. Un soggetto totalmente pubblico che incassa le tariffe e governa il servizio, con a valle una società o una pluralità di soggetti territoriali che possano fare investimenti e abbiano capacità finanziaria oltre che contenere quelle competenze e quel know-how indispensabili per la gestione».
I dettagli dovranno essere costruiti nelle prossime settimane. L’impresa non è semplice ma Zanardi ci crede. «La politica è dialogo. E proprio dialogando sono certo troveremo la soluzione migliore per i cittadini - spiega -. Una posizione di sintesi frutto del confronto tra le analisi svolte».
Sul tavolo c’è anche la proposta di project financing di A2A, a cui andrà data una risposta. «Il contributo di A2A è prezioso e valuto in modo estremamente positivo e arricchente il dibattito che la sua proposta ha generato. Sono comunque convinto che la governance del soggetto debba rimanere pubblica». Politica. Resta da capire quanto peseranno, nelle scelte, gli elementi tecnici e gli accordi politici visto che, sull’acqua, la sinistra potrebbe vincolare future alleanze non solo per il Broletto, ma anche per Loggia e Regione. «Gli accordi politici sono stati costruiti sui bisogni del cittadino - tranquillizza Zanardi -. Su gestione del ciclo idrico, Ptcp e trasporto pubblico, per fare tre esempi, il dialogo tra le differenti sensibilità nel centrosinistra c’è stato e continuerà ad esserci».
Quanto all’acqua, «nella fase delicata che viviamo tra crisi climatica e siccità, ritengo non più rinviabile l’individuazione anche di un contenitore (una fondazione o soggetto analogo) che si occupi di acqua, di redistribuire risorse sui territori, che svolga un ruolo di trasformazione sociale e culturale anche nell’ottica di investire sull’economia circolare come motore di sviluppo sostenibile».
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