Genocchio da 30 anni insegna le giuste mosse

La «scuola» fondata nell'82 dal maestro Franco prepara campioni da sempre ai vertici nazionali
AA

ROVATO In principio fu Bruce Lee. Poi venne «Karate Kid» e una saga cinematografica che ha reso il karate popolare alle nostre latitudini.

Oggi sono migliaia gli italiani che praticano questa disciplina e tantissime sono le scuole dove il karate diventa uno stile di vita fatto di rispetto, lealtà e capacità di autocontrollo. Anche nelle competizioni il karate «non è vincere, ma l'idea di non perdere». È un precetto ben conosciuto da Franco Genocchio e dalla sua scuola che in trent'anni di attività a Brescia e provincia ha collezionato ben 56 titoli italiani nelle varie categorie, prevalentemente giovanili.

Con le sue otto sedi sparse per la provincia con base a Rovato, la karate Genocchio è da diverse stagioni stabilmente nella top ten nazionale per i risultati sportivi. Nata a Coccaglio nel 1982 come karate Shoto kan la scuola fondata da Franco Genocchio e ora gestita con i figli Mauro (direttore tecnico) e Simone ha avviato fin da subito un grande lavoro con i ragazzi e organizza anche delle gare come il campionato regionale Esordienti A e B che si è svolto domenica a Rovato. Con 250 iscritti, la Genocchio è un punto di riferimento per le centinaia di realtà che operano in provincia: «Va detto che nel karate ci sono almeno 5 federazioni - spiega il maestro Genocchio - anche se l'unica ufficiale per gare ed esami di graduazione è la Fijlkam». Cintura nera di sesto Dan, Franco Genocchio, trae soddisfazione nella propria attività vedendo crescere ragazzi e ragazze secondo principi nobili. «Molti psicologi indirizzano a noi soggetti difficili - spiega il maestro - Insegnare loro la capacità di autocontrollo, il rispetto per l'avversario che si traduce nella vita di tutti i giorni nel rispetto per i genitori e per il prossimo è motivo di vanto per noi, ancor più delle molte medaglie conquistate sui tatami di gara».
Non va tuttavia dimenticato l'aspetto atletico che nel karate riveste molta importanza, con un pregiudizio da sfatare subito. «Certa filmografia ha attribuito al karate l'immagine di sport violento - dice Mauro Genocchio - ma è esattamente il contrario. L'abilità di un karateca è quella di sferzare un calcio al volto fermando il colpo a due dita dall'avversario. Si produce uno sforzo intenso e si impara a controllare le proprie reazioni a livello neuromuscolare».

Il karate si differenzia in due specializzazioni, il kata, basato su movimenti senza confronto con l'avversario e il kumite, il combattimento vero e proprio. Il karate è praticato anche nelle scuole con progetti ad hoc, secondo i protocolli del ministero che la Genocchio segue alla lettera. Uno sport che può essere praticato fin da piccoli con tante utili implicazioni a livello motorio e disciplinare. E a differenza di altri sport è in grado di premiare e dare spazio a tutti, indipendentemente dal grado di abilità. Perché col karate nessuno va in panchina.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato