GdF nella sede del Brescia, indagine anche sul centro di Torbole

I controlli sono scattati all’alba tra via Solferino in città, Padenghe sul Garda e Torbole Casaglia. E poi in Sardegna. Nel mirino della magistratura è finito il presidente del Brescia calcio Massimo Cellino, indagato, a piede libero, per una serie di reati fiscali. A partire dall'evasione, contestata per diversi milioni di euro.

La Guardia di Finanza ha dato corso alle perquisizioni a casa del patron delle rondinelle, a Padenghe, poi si è spostata nella sede del club e infine a Torbole Casaglia, nell'ambito, per quanto riguarda proprio Torbole, di un'indagine nell'indagine sull'acquisto da parte di Cellino dell'area pubblica dove ha fatto nascere il centro sportivo della squadra di calcio della città.

Per turbata libertà degli incanti oltre a Cellino è indagata anche il sindaco del paese Roberta Sisti e i componenti della giunta che hanno seguito al vicenda. «Sono sorpresa e amareggiata per quanto sta accadendo in queste ore con l'apertura di una indagine della Procura sul centro sportivo del Brescia. Dal primo giorno in cui la giunta che ho l'onore di guidare come sindaco si è insediata al governo di Torbole Casaglia qualcuno ha cercato di gettare fango su noi amministratori ed il nostro operato» ha commentato Roberta Sisti. 

In Sardegna, su delega della Procura bresciana, sono stati acquisiti dai finanzieri documenti nelle sede delle società riconducibili all'imprenditore di Cagliari e alla sua famiglia. Realtà spesso controllate da società straniere. 

In serata arriva la precisazione di Cellino: «Gli accertamenti riguardano la mia persona - si legge in un comunicato apparso sul sito del Brescia Calcio - la Società non è coinvolta. Voglio tranquillizzare i nostri dipendenti e i tifosi, fermo restando che sono convinto di aver sempre agito nel pieno rispetto della legge».