«Gazza ladra»: quei versi seriali sui muri per l'amore finito
Dieci parole. Un poema minimo in onore di una gazza ladra e di un amore finito. Quello che da qualche settimana campeggia su decine di muri della città, vergato dalla stessa mano con un semplice pennarello:
«Gazza ladra
Antetempo
D’un fiore
Forse splendido.
Mai sboccerà»
Un corsivo ripetuto con compulsiva frequenza dal Carmine a piazza Tebaldo Brusato, sui muri come sui contatori di acqua e gas, su cassonetti dello sporco e bidoni. Nella città in cui si discute di murales, da realizzare e realizzati, per decorare e non per deturpare quelle parole sono diventate presto un caso.
Un writer seriale, forse poetico e forse persino meno infestante di altri sui cui imbrattamenti ha sovrapposto il proprio segno, che ha però ecceduto sfidando la sorte. Anonimo sino a poche ore fa, ha concluso la sua carriera nel settore letteratura murale quando ha apposto l’ennesima tag in versi su una panchina del piazzale del Palagiustizia.
L’ha colto sul fatto una pattuglia dei carabinieri di Lamarmora: per il 27enne di Brescia a quanto pare noto tra i writer, un brusco balzo dalla poesia alla prosa: quella della denuncia per deturpamento di cosa altrui e violazione di domicilio.
La ragione dei versi? A quanto raccontato dal giovane l’addio di una ragazza che gli aveva rubato il cuore, come la gazza ladra dei versi ha rubato ai muri un po’ di pulizia.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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