Garage al posto dei negozi sfitti in centro: il «no» nei commercianti
Non è tra i provvedimenti di punta (i riflettori delle grandi occasioni sono tutti rivolti sul maxi progetto che porterà il nuovo tram), ma per ora è certamente quello che sta generando più fermento. Con commercianti e artigiani che hanno subito scritto su carta bollata il loro «no» e la Loggia che ha lasciato la porta aperta a un confronto per disegnare insieme il provvedimento che verrà.
La marcia per approvare l’ultima - in ordine temporale - maxi variante al Piano di governo del territorio (Pgt) riapre il dibattito sul destino degli spazi con le saracinesche abbassate. Il pomo della discordia: il nullaosta alla possibilità, in zone finora «protette» dal divieto, di trasformare le vetrine dei negozi sfitti in garage privati.
La mappatura
Tutto nasce dalla revisione delle regole interne al perimetro del Distretto urbano del commercio (alias: Duc). La variante firmata dall’assessora Michela Tiboni propone di «liberare» alcune zone del centro dal tabù di realizzare le autorimesse private al posto di spazi commerciali vuoti. Un indirizzo, questo, che ha fatto subito scattare il cartellino rosso di commercianti e artigiani: nell’osservazione depositata, dodici associazioni chiedono infatti alla Loggia di tornare sui suoi passi per salvaguardare le botteghe. Il Comune, a sua volta, rilancia e apre alla condivisione di un percorso. La proposta di base è vietare il cambio di destinazione solo per quegli spazi commerciali situati nelle zone in cui è presente un maggior insediamento di negozi, metodo - questo - supportato da uno studio condotto dal Politecnico di Milano, a cui è stata commissionata una mappatura puntuale del commercio in città. «Ma se si agisce in questo modo - contesta dall’opposizione Fabio Rolfi - è ovvio che si toglie la possibilità di uno sviluppo commerciale proprio nelle zone più penalizzate. Realizzare garage al posto dei negozi toglie di fatto un’opportunità di riqualificazione e di rilancio a una fetta di centro storico». D’altro canto la soluzione di ampliare il parco garage nel cuore della città è una notizia gradita ai residenti, sempre «affamati» di posti auto. L’obiettivo a cui Comune e associazioni lavorano è di rendere possibile il cambio di destinazione degli spazi prevalentemente nelle vie interne e secondarie, rispettando una serie di requisiti che sono in corso di definizione.
Il dado insomma non è ancora tratto. Come l’iter prevede, osservazioni e controdeduzioni passeranno sul tavolo della Giunta mercoledì per poi tornare il 2 e il 3 ottobre in Commissione alla prova del voto e, infine, in Consiglio comunale a metà del mese prossimo per il placet definitivo.
Verso il Pgt bis
Quali i prossimi passi dopo la variante? Tiboni è chiara: «Il prossimo obiettivo non è riscrivere il Pgt, ma realizzare una programmazione strategica insieme agli stakeholder della città, perché è fondamentale capire la visione, ossia in che direzione vogliamo che Brescia vada, anche e soprattutto dal punto di vista socio-economico». Quello che ha in mente la titolare dell’Urbanistica è in sostanza una sorta di bussola, un vademecum propedeutico alla realizzazione di un Piano di governo del territorio «che deve essere però elastico e agile per seguire i cambiamenti». Cioè? «La città è un organismo vivente ed è in continua trasformazione: non si può ingabbiare in uno strumento definito una volta per tutte. Il piano dev’essere la guida e deve indicare cosa non si può fare in una zona, ma non è pensabile che tutto sia deciso a priori, perché alcune opportunità si vengono a creare man mano». Secondo Tiboni questa visione «deve essere costruita insieme». Serve cioè «una corresponsabilità rispetto a queste scelte. È indispensabile - dice - condividere la visione con chi ha la capacità economica di sostenere gli investimenti, altrimenti a restare sono solo delle belle idee sulla carta. Bisogna ragionare su obiettivi, strategie e soprattutto sulle opportunità di lavoro che devono essere messe al centro». Un dossier, questo, che si aprirà a cavallo tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo. E a cui scorreranno paralleli due filoni di lavoro: la revisione delle regole («le norme vanno semplificate e snellite, perché non possono bloccare il riuso») e le progettazioni di quartiere e, quindi, dei servizi essenziali.
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