Gandhi, a 150 anni dalla nascita la sua biografia con il GdB
Gandhi con il suo agire quotidiano, con la sua vita, riuscì a insegnare all’uomo moderno come cambiare il mondo senza violenza. Il mahatma Gandhi nasceva il 2 ottobre 1869: esattamente centocinquanta anni fa. Memoria. Per celebrare questo importante anniversario, e per conoscere meglio questa straordinaria figura della storia dell’umanità, con il Giornale di Brescia trovate in edicola il libro «Mahatma Gandhi - La verità non è violenta» di James W. Douglass a 6,90 euro più il prezzo del nostro quotidiano.
«Camminare assieme a Gandhi significa dirigersi con gioia e nonviolenza tra le braccia di Dio, braccia di verità e amore, attraverso la morte: questa è una via di speranza - si legge nel volume -. Gandhi ha potuto arrivare armato solo di speranza alla congiura distruttiva, architettata dai suoi assassini, perché aveva pregato e si era preparato a morire con amore». Mohandas Gandhi, subito dopo aver aiutato il proprio Paese a raggiungere l’indipendenza, fu ucciso da forze determinate a eliminare non solo lui, ma anche la sua visione di un’India nonviolenta e democratica.
Tuttavia, egli si diresse speranzoso fra le braccia di coloro che cospiravano contro ogni speranza. Gandhi, come Martin Luther King, Malcolm X e i fratelli Kennedy aveva già previsto per sé una fine violenta, e si era preparato per mezzo secolo ad affrontarla. La sua preparazione crescente a incontrare con amore i suoi assassini è «la chiave del suo confronto con l’insostenibile». Dal momento in cui divenne profeta e simbolo della salvezza del mondo tramite la nonviolenza, Gandhi iniziò ad allenarsi passo dopo passo, ad affrontare con nonviolenza una morte violenta: sarebbe stato il suo ultimo esperimento con la verità.
Mohandas Karamchand Gandhi, comunemente noto con l’appellativo onorifico di mahatma (letteralmente «grande anima», ma traducibile anche come «venerabile», (Porbandar, 2 ottobre 1869 - Nuova Delhi, 30 gennaio 1948) è stato un politico, filosofo e avvocato indiano. Gandhi è stato uno dei pionieri e dei teorici del satyagraha, la resistenza all’oppressione tramite la disobbedienza civile di massa che ha portato l’India all’indipendenza. Il satyagraha è fondato sulla satya (verità) e sull’ahimsa (nonviolenza). Un eroe moderno che ha condiviso una fine tragica con altre personalità di spicco nel Novecento.
«Mentre Gandhi proclamava la sua visione redentrice di un’India unita e nonviolenta nell’era nucleare - scrive l’autore -, veniva ucciso da un gruppo nazionalista indù antimusulmano, con la tacita complicità di forze all’interno del neonato governo indiano. Nazionalismo criminale, ambizione di potere e odio si fusero nell’assassinio di Gandhi. Il raggiungimento dell’indipendenza per l’India rese più fattibile il suo assassinio. I nuovi leader della nazione avevano sostituito i principi nonviolenti con la creazione di uno stato di sicurezza nazionale».
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