«Fummo i primi a chiedere ai cittadini il candidato»

Claudio Cominardi, deputato Movimento 5 Stelle XVII e XVIII Legislatura, ripercorre la rielezioni di Giorgio Napolitano
Claudio Cominardi - Foto © www.giornaledibrescia.it
Claudio Cominardi - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Il 26 febbraio 2013 il Giornale di Brescia titolava in prima pagina «Grillo vola, Italia ingovernabile». Nel voto politico del 24 febbraio il grande exploit elettorale del Movimento 5 Stelle aveva restituito un sistema tripolare. Impossibile trovare un’intesa per un successore a Napolitano, che alla fine venne rieletto. Il ricordo di quei giorni, è affidato ad un deputato del M5S, Claudio Cominardi, riconfermato nel 2018 a Montecitorio.

Onorevole Cominardi che clima c’era nei primi giorni di quella Legislatura?

Il MoVimento 5 Stelle ha avuto il grande merito, per la prima volta nella storia della Repubblica, di coinvolgere una moltitudine di cittadini italiani grazie a dei processi innovativi di partecipazione attiva alla vita politica del Paese. Mi riferisco alle consultazioni online che nel 2013 portarono alla selezione di una decina di candidati di tutto rispetto: penso a Dario Fo, Giancarlo Caselli, Gino Strada, Gustavo Zagrebelsky.

Uscendo dal recinto delle trattative di palazzo, cosa ricorda della rielezione di Napolitano?

Ricordo perfettamente il giorno del giuramento in occasione della rielezione. Ricordo gli applausi scroscianti da parte di tutto l’emiciclo ad eccezione nostra. Ricordo perfettamente il momento in cui volsi lo sguardo verso i seggi del centrodestra e vidi Silvio Berlusconi spellarsi le mani dagli applausi con una evidente espressione tronfia. Del resto Napolitano fu il Presidente della Repubblica che durante il suo settennato firmò tutte le cosiddette «leggi vergogna» del governo Berlusconi IV.

Giorgio Napolitano
Giorgio Napolitano

Quale valutazione dà dei due anni di presidenza di Napolitano?

Il M5S fu molto critico nei confronti del Presidente Napolitano fino ad arrivare nel 2014 alla richiesta di impeachment con varie accuse, tra le quali la grave interferenza nei procedimenti giudiziari relativi alla trattativa Stato-mafia e alla conseguente distruzione delle intercettazioni tra Nicola Mancino e lo stesso Napolitano. Quest’ultima accese un dibattito tra i costituzionalisti.

Come vede la prossima elezione del Presidente della Repubblica?

Lo scenario politico e storico è completamente mutato rispetto al 2013. Ci sono grandi discussioni attorno ai nomi. Nella maggior parte dei casi si tratta di politici di lungo corso, taluni addirittura della Prima Repubblica. Berlusconi (85 anni), Draghi (74 anni), Amato (83 anni), Gianni Letta (86 anni), Tremonti (74 anni). Leggo questi nomi e mi pare di fare un salto nel passato. Per cui mi chiedo: in un Paese come il nostro, che in questo momento difficile ha bisogno di uno slancio verso il futuro, in quest’era nella quale si discute di transizione ecologica e digitale e nella quale tra i temi dominanti abbiamo l’innovazione tecnologica, è auspicabile per le forze politiche individuare una personalità sufficientemente giovane per capire e interpretare al meglio le trasformazioni sociali, politiche ed economiche? Io dico di sì! Ricordo che il limite anagrafico per assurgere alla carica di Presidente della Repubblica è di avere almeno 50 anni, non 80.

La figura del Capo dello Stato non è onoraria per il nostro ordinamento, tutt’altro. Se mi è consentito esprimere un nome anche in assenza di praticabilità politica, penso a un cultore del diritto, anagraficamente giovane (57 anni), un perfetto sconosciuto - fino a 4 anni fa - che nel giro di poco tempo è riuscito da Presidente del Consiglio a dar lustro al nostro Paese rendendoci credibili in Europa e nel mondo. Gestendo nel migliore dei modi la pandemia e ottenendo la più grande fetta del Recovery Fund per l’Italia. Il suo nome è Giuseppe Conte: quale figura di garanzia migliore? 

(6-continua. Qui la quinta puntata)

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