Fridays for future contro le centrali a gas: «È ora di cambiare»
Non solo friday, ma anche saturday. I giovani attivisti bresciani del movimento internazionale Fridays for future hanno organizzato ieri un presidio in corso Zanardelli per dire no a «Un’Italia a tutto gas, ma nella direzione sbagliata». Il tema, sollevato dagli ambientalisti, insieme alle associazioni di 21 città italiane, riguarda gli investimenti del governo sulle centrali a gas.
«Il Ministero della transizione ecologica - si legge - sta valutando interventi legati a 50 centrali a gas fossile per 20.000 MW di nuova potenza distribuita tra nuove realizzazioni e ampliamenti, parte di un piano fatto di più di 115 interventi infrastrutturali del gas tra metanodotti, impianti di rigassificazione e stoccaggio, piattaforme di estrazione e altre false soluzioni come il Ccs (cattura e sequestro del carbonio, ndr). Oltre a rispolverare pericolose e velleitarie ricette come il nucleare».
Ragioni e soluzioni
Le ragioni per cui «si sta andando nella direzione sbagliata» le hanno spiegate ai passanti i due referenti bresciani dell’associazione: «I motivi per dire no - dice Michele Ghidini - sono di tipo ambientale, economico e geopolitico: si sta cercando una soluzione al caro bollette perpetrandone la causa». Chiarisce il perché Giovanni Mori: «Il prezzo del gas costa così tanto poiché importiamo il 95% di quello che utilizziamo e quindi siamo totalmente dipendenti dalla produzione di altri Paesi e dagli equilibri politici internazionali. I giacimenti italiani di gas, se sfruttati completamente, basterebbero solo per un anno, quindi investire sulle trivelle non ha senso».
La soluzione sarebbe «pensare alle energie rinnovabili che costano meno e permettono di ricavare il triplo dei posti di lavoro. Se l’avessimo fatto prima avremmo 40 miliardi in meno in bollette». La questione ambientale è legata a quella politica: «Il gas è un combustibile - dicono-, va in direzione opposta alla linea stabilita per la riduzione delle emissioni di CO2».
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