Fondazione Berlucchi: dopo lo stop Covid il rilancio di ricerca cura e formazione
Si ricomincia. Meglio, si prosegue, sul filo di un impegno che dura da 23 anni a sostegno della ricerca in ambito oncologico. L’impegno è quello assunto da Guido Berlucchi che nel luglio del 2000, pochi mesi prima di morire, nominò suo erede universale la Fondazione Guido Berlucchi. Da allora sono stati donati quasi 16 milioni di euro sia in ambito scientifico sia a supporto delle persone malate attraverso l’acquisto di strumentazioni tecnologiche di altissimo livello donate agli ospedali bresciani sia nello sviluppo e diffusione delle reti locali di cure palliative nel nostro Paese.
«Ci siamo fermati nel periodo della pandemia anche perché il Covid si è portato con sé il nostro presidente Pierangelo Gramignola. Adesso riprendiamo, rinnovati nello statuto e con obiettivi ambiziosi per raggiungere i quali chiediamo ad altre realtà del mondo imprenditoriale bresciano di associarsi ad un progetto molto vasto, come il sostegno alla Cattedra di cure palliative attivata lo scorso anno all’Università degli Studi di Brescia» ha spiegato il presidente Giambattista Bruni Conter che ieri ha incontrato la stampa, insieme ad alcuni consiglieri e componenti del comitato tecnico-scientifico. Occasione, anche, per presentare in anteprima il libro «2000-2023. La ricerca del bene» di cui è autrice Elena Pala.
L’eredità di Berlucchi non è solo cospicua sotto il profilo materiale, pari a quaranta milioni di euro in patrimonio investito in titoli immobiliari gestiti dalle banche. Lo è, soprattutto, per il messaggio che ha lasciato e che si traduce nel sostegno concreto a giovani ricercatori e a progetti di ricerca di ampio respiro su lavori sempre più indirizzati ad un approccio mirato alla diagnosi e alla cura del tumore. Una sfida che negli anni ha ottenuto risultati significativi sia in termini di guarigione sia nella cronicizzazione della malattia oncologica.
La memoria di Guido Berlucchi viene onorata anche dai molti studiosi attratti dalla Fondazione e dalla serietà con la quale il comitato tecnico-scientifico seleziona i progetti da finanziare. Solo quest’anno sono cento gli aspiranti, a fronte di cinque borse di ricerca disponibili. «Vogliamo dare la possibilità ai giovani di esplodere e sappiamo che questo accade sia a coloro che si fermano nel nostro Paese, sia a chi decide di andare all’esterno e poi, magari, ritornare - ha detto Ornella Parolini del comitato tecnico-scientifico -. Non abbiamo preclusioni: attiriamo tutti, non tratteniamo nessuno». È un impegno corale, quello che caratterizza la Fondazione Berlucchi, sottolineato anche dalla presenza, ieri, di molti consiglieri. Tra questi Maurizio Tira e Andrea Pelizzari hanno contribuito alla presentazione.
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