Folla e commozione ai funerali di Nadia Toffa in Duomo
Una piazza gremita e da brivido: il silenzio è assoluto.
In centinaia da tutta Italia per dare l'ultimo saluto a Nadia Toffa, scomparsa martedì stroncata da un cancro a soli 40 anni. Una piazza Paolo VI piena per esprimere affetto e vicinanza alla famiglia. Non solo bresciani: sono arrivati in autobus persino da Taranto, dopo aver viaggiato per ore.
«Sono qui perché se lo merita, per la sua onestà». Una donna che è entrata nei cuori di molti non solo per il suo lavoro in tv, ma soprattutto per il messaggio che ha lanciato: «Ci ha insegnato ad essere forti nella malattia» ci ha detto commossa una donna che non riesce a trattenere le lacrime mentre aspetta di poter entrare.
Oltre alla gente comune, attesi molti volti noti dello spettacolo.
Ore 10.25: Il feretro entra in piazza, accolto da un lunghissimo applauso.
Ore 10.32: Ci sono anche gli amici del minibar di Tamburi, quartiere di Taranto in cui c'è l'Ilva a salutare Nadia Toffa. Davanti al Duomo di Brescia, dove sono celebrate le esequie officiate dal parroco di Caivano (Napoli), Maurizio Patriciello, indossano una maglietta con la scritta Ie «jesche pacce pe te!», in tarantino «Io esco pazzo per te», che è il fulcro di un progetto benefico.
Ore 10.36: In chiesa praticamente tutti i colleghi delle Iene. Prima dell'inizio dei funerali, l'ideatore del programma e autore tv Davide Parenti ha deposto sulla bara chiara la cravatta nera, simbolo della redazione delle Iene.
Ore 10.41: Padre Maurizio Patriciello: «Abbiamo un debito di riconoscenza verso questa ragazza. Nadia, sei stata capaca di mettere l'Italia sottosopra, di unire il Nord e il Sud, la Terra dei fuochi con Brescia. In questi giorni mi sono arrivati centinaia di messaggi. Sei entrata nel cuore di tutti e non perché eri un volto della tv. Nadia è stata amata, non solo stimata.
Nadia ha avuto fame e sete di giustizia, è arrivata là dove la gente era bistrattata e maltrattata. Come nella mie terra, la Terra dei Fuochi, dove il terreno è inquinato anche dai rifiuti del Nord, con la complicità della nostra camorra. Lei intervistò Schiavone e lui le disse come stavano davvero le cose. Certo, lei aveva dei nemici, ma se tutti parlano bene di voi avete qualche problema. Come nostro Signore Gesù Cristo: anche lui è stato messo in croce perché davanti alla verità la testa non l'ha abbassata mai.
Ha saputo fare del tuo lavoro una missione. Un esempio.
Ho letto il suo libro e in qualche momento in ospedale c'è stata qualche mancanza di carità. E questo non deve succedere mai. Io ho lavorato 10 anni in un ospedale, a volte una carezza vale molto più di una terapia»
Ore 10.48: «Come si fa a comprendere una ragazza bella che decide di parlare apertamente della sua malattia? Più terribile della malattia c'è solo la vergogna di essere malati: non deve esistere. Negli ultimi giorni tutti sapevano che il suo silenzio significava la cosa peggiore. Lei ha avuto il coraggio di chiamare il cancro con il suo nome. Noi nella Terra dei fuochi non ne abbiamo il coraggio, la chiamiamo "la brutta malattia" perché teniamo paura».
«Per te la vita è stata vita fino all'ultimo respiro. Hai detto "io sto vivendo ancora", perché la vita è vita e anche quando respitare ci costa. Dio non è cattivo, non vi ribellate alla sofferenza perché non la sconfiggeremo mai».
Ore 10.56: «Lasciate stare i muri, lasciate stare, non è questa la strada. Restiamo umani. Signore donaci la grazie di ricordare chi siamo stati e chi siamo, di non dimenticare mai che tu ami nasconderti tra i più poveri e i più sofferenti.
Lei ha detto: "La preghiera è un abbraccio". Non dimentichiamolo, abbiamo il dovere di dirlo a tutto il mondo. Nadia oggi ci costringe a fare sul serio. Maurizio (rivolgendosi al padre di Nadia ndr), se qualcuno oggi ti dice "Nadia è morta", non ci credere. La bara è brutta, soprattutto quando è bianca».
Ore 11.00: «Siete venuti in chiesa pensando di fare una cortesia, grazie. Ma non pensate di andare a casa a mani vuote, ce ne torniamo a casa più umani, più uomini, più cristiani. Il pensiero della morte ci aiuta a vivere meglio».
Ore 11.36: Il messaggio del vescovo Pierantonio Tremolada, letto durante la messa: «In punta di piedi ma con sincero affetto vorrei farmi vicino ai familiari di Nadia Toffa, condividere nella speranza per quanto mi è possibile il loro grande dolore. Mi affianco ai suoi colleghi di lavoro e alle tante persone che l'hanno conosciuta, per rendere onore al suo indomito coraggio, al suo sorriso gentile, alla sua lotta contro la disonestà, ma sopratutto la sua passione per la vita, la vita vera. Si diceva orgogliosa di essere bresciana».
Ore 11.38: Il messaggio della nipote Alice: «Mi ripeteva sempre di sorridere alla vita, rappresenti per me un modello di donna straordinaria, sono fiera di essere la tua nipotina».
Ore 11.40: Il messaggio del collega Max, autore delle Iene: «Mi aveva convinto che da questo cancro sarebbe guarita, era impossibile dire di no a Nadia Toffa. Mi guardavo intorno, lei unisce, stare con lei era semplice. Lei ti dava tutto completamente, aveva questo modo di parlare e dava per scontato che tu avresti fatto questa cosa con lei. Voglio dirle una cosa, perché so che mi sta guardando: hai unito gli amici, i tuoi colleghi, la tua famiglia, la tua famiglia delle Iene. Senza di te niente sarà più come prima, ma ci penseremo da domani. Era magica e la saluto, ciao».
Ore 11.48: Viene intonata «Halleluja» di Leonard Cohen e si accende un lungo appauso che accompagna il feretro fuori dal duomo. Le centinaia di persone fuori dalla chiesa salutano la presentatrice battendo le mani, qualcuno urla «Ciao Nadia, ci mancherai».
«Non faceva tutto questo per mettersi in mostra. Detestava l'ingiustizia. Era una rompic***i terribile che non staccava mai. Aveva un odio incredibile per le ingiustizie. Una persona autentica e la gente l'ha capito». Lo ha detto fuori dal Duomo di Brescia l'ex Iena Enrico Lucci parlando della collega. «Ha raccolto l'odio della gente in un'efficace azione giornalistica» ha aggiunto.
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