«Fedele a Dio, fedele all’uomo» da oggi col giornale

Il libro del direttore Giacomo Scanzi in edicola a 8,80 euro più il prezzo del quotidiano.
L'attualità di Paolo VI
AA

Conoscere e approndire la figura di Paolo VI partendo dalle sue radici, dai suoi affetti. È questa la chiave di lettura del volume «Paolo VI. Fedele a Dio, fedele all’uomo» scritto dal nostro direttore Giacomo Scanzi per le edizioni Studium: il libro è in edicola con il Giornale di Brescia a 8,80 euro più il prezzo del quotidiano. Una biografia profonda e appassionata, che ripercorre la vita del pontefice fondendo la precisione storica con l’efficacia giornalistica.

«Ogni uomo ha una radice - scrive Scanzi -. Talvolta si nasconde. Tuttavia sempre affonda e si ancora, per poi mostrare la sua solidità. Tale radice ha a che fare con le persone, con i luoghi, con gli incontri che determinano il viaggio di una vita». Ed è per questo che non si può comprendere la biografia umana e spirituale di Giovanni Battista Montini senza tenere conto di tale radice: il papà Giorgio, la mamma Giuditta, i fratelli Lodovico e Francesco, la zia Maria, la nonna Francesca. E poi Concesio con la casa natale e Brescia, luogo delle amicizie e della formazione. Scanzi vede e presenta il futuro Papa alla luce del suo intero destino.

Quella di Scanzi è un’opera che illumina di luce nuova, più personale, la figura del Papa bresciano. Un compito non certo semplice, perché come disse il cardinal Gabriel Garrone, Paolo VI «era talmente grande che benché si sforzasse di scendere al livello dei suoi ascoltatori quando parlava, restava sempre un gradino sopra».

«Santa Teresa d’Avila diceva che il suo tempo aveva bisogno di forti uomini di Dio - scrive il cardinale Giovanni Battista Re nella prefazione -. Il nostro tempo non ne ha meno bisogno. Il nuovo beato bresciano, Paolo VI, è stato un forte amico di Dio, oltre che un grande Papa, che ha guidato la barca di Pietro in un momento di venti contrari e di mare agitato». Di mamma Giuditta, Scanzi traccia un ritratto affettuoso. «Apre la sua famiglia e se stessa - scrive - ad una significativa esperienza di carità. È soprattutto un profondo sentimento di solidarietà umana a guidare i gesti della famiglia. La villa del Dosso, a Verolavecchia, dove i Montini trascorrono molta parte dell’anno, è una casa aperta, caratterizzata da un andirivieni di persone alla ricerca di un aiuto materiale e spirituale. Particolare attenzione Giuditta la rivolge agli ammalati e all’infanzia. Nel 1935 dona la propria casa di via Vittorio Veneto al parroco perché la trasformi in oratorio». E poi il papà Giorgio, avvocato e uomo politico, oltre che giornalista, è il direttore de «Il Cittadino», la testata cattolica di Brescia. In uno dei suoi scritti, Paolo VI potrà parlare del padre riconoscendogli «gli esempi di coraggio, l’urgenza di non arrendersi supinamente al male, il giuramento di non preferire mai la vita alle ragioni della vita», riassumendo il suo insegnamento nell’essere «un testimone».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia