Famiglia Ferrarini, un secolo trascorso tra forno e bottega
Un ragazzino pedala nella notte illuminata dal tremulo fanale a carburo della sua bicicletta: è Adriano Ferrarini. Siamo nel 1920, la guerra è finita da poco ma ora c’è la spagnola a seminare lutti. Adriano, anche se ha solo dodici anni, tutte le sere va da Manerba a Vobarno, per imparare il mestiere del fornaio.
Inizia così, in quelle giornate ormai lontane di un secolo fa, la storia fatta di quotidiana fatica e passione dei Ferrarini, famiglia di panificatori che, dietro al bancone dei propri negozi, ha visto passare la storia.
Euro, Bruno ed Antonella Ferrarini, nella loro bottega di Mompiano, rievocano con un misto di giusto orgoglio ed emozione questo lungo percorso, quasi un romanzo di famiglia, scritto, giorno dopo giorno, da nonno Adriano, papà Vincenzo ma anche zio Gianfranco e ora dai cugini Adriano, Fabrizio e Nicola a Castelletto di Leno e a Pavone Mella.
Tra i ricordi più lontani quei giorni durante la Seconda guerra mondiale in cui Adriano Ferrarini, infaticabile, sempre a cavallo della sua bicicletta, sfidava posti di blocco tedeschi e bombardamenti; la moglie Bruna a pensarlo per strada non riusciva a dormire, ma lui tutte le sere partiva per arrivare, puntuale, al forno, perché il pane non è solo un alimento ma un simbolo che fa subito casa, affetti, normalità.
A guerra finita Adriano con Bruna si trasferisce dapprima a Solferino e quindi a Castelletto di Leno. Sono gli anni del boom economico e le strade di Vincenzo e Gianfranco, i figli di Adriano, si dividono: il primo arriva a Brescia e punta su un quartiere in costruzione, quello dello stadio Rigamonti, il secondo invece rimane nella Bassa. Vincenzo arriva in città con Emerita, detta Merita, che tuttora dalla cassa dirige con sguardo attento il negozio. All’epoca c’erano lo storico borgo di Mompiano da una parte e delle case nuove in cerca di identità dall’altra. Il tempo però, e anche botteghe come quelle dei Ferrarini, hanno contribuito a costruire un senso di comunità.
Tanti gli affezionati clienti, come si diceva un tempo, le persone della porta accanto oppure personalità tra cui politici come Mino Martinazzoli o calciatori come Gigi De Paoli. Il segreto per fare il fornaio con passione? I fratelli Ferrarini dapprima si scherniscono, poi ammettono: sapere che non hai mai infinito di imparare. Come durante i mesi più duri del Covid-19 in cui alla quotidiana fatica di questo lavoro si è aggiunta la necessità, per legge, ed il dovere, imposto dalla coscienza, di essere vicini ai propri clienti, in giorni in cui anche il pane del proprio fornaio era quel qualcosa che faceva casa, che faceva normalità.
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