Falsi panda al circo, erano chow chow

Cani di razza chow chow, truccati ad hoc e spacciati... per cuccioli di panda. Denunciato il titolare del Circo Nelly Orfei ora in città
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Non panda. Ma chow chow. Non in altre parole esemplari del simpatico urside simbolo del Wwf, bensì due cuccioli di cane, un maschio e una femmina dal manto bianco, truccati e mascherati da panda per essere mostrati al pubblico, ai bambini in primis, pronti per scatti ricordo a pagamento.
 
Era la prassi. E avveniva prima dell'inizio degli spettacoli al Circo Nelly Orfei (famiglia diversa da quella dei noti Nando, Moira e Darix Orfei), attualmente attendato all'area Spettacoli Viaggianti  Brescia. A porvi fine è stato il personale del Corpo forestale dello Stato, intervenuto - su sollecitazione di un'associazione animalista - con un controllo mirato.
 
Gli uomini del Nucleo Investigativo per i Reati in Danno agli Animali (Nirda) e del Comando Stazione di Brescia hanno posto sotto sequestro i cuccioli, per ora lasciati nella struttura col divieto assoluto di protrarre le loro esibizioni.
 
Dagli accertamenti è emerso che i documenti esibiti dai circensi relativamente ai due presunti panda erano in realtà passaporti falsi. I cani, importati dall'Ungheria, avevano età giudicata dai veterinari che hanno accompagnato gli agenti decisamente inferiore a quella dichiarata ossia circa 6 mesi.
 
I cani sono risultati in ogni caso in buone condizioni di salute, fatta salva un'accentuata lacrimazione agli occhi forse aggravata dai continui lampi dei flash fotografici.
 
Il proprietario è stato denunciato per uso di documentazione falsa ma le indagini della Forestale sono in corso per far luce sull'eventuale componente di maltrattamento e sulla effettiva provenienza dei cuccioli, nonché sull'ipotesi di truffa ai danni degli spettatori.
 
Da parte sua, la direzione del circo bolla come bugie le accuse mosse dagli animalisti sostenendo che non è possibile truccare i cani e spacciarli per altri animali, rivendicando le buone condizioni di salute degli animali e la regolarità dei permessi. Aspetti rispetto ai quali gli investigatori della Forestale sembrano aver tuttavia assunto valutazioni differenti.
 
 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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