Facciamoci portare al guinzaglio dai cani, a questo punto
Un sole primaverile ha finalmente deciso di presentarsi all’appello. Ho approfittato di questi piacevoli caldi raggi per sistemare le mie piantine stagionali. Non è una scelta semplice. Serve il giusto mix tra resistenza, resa e godimento estetico. Ho deciso di optare per i gerani. Piante che fioriscono con grande generosità ma che sono facilmente vittime di parassiti: conosco il nemico e mi sono attrezzato. Mentre sceglievo il colore (mi sono orientato su uno sfavillante rosso rubino) ho sentito che un cliente poneva un’agghiacciante domanda al commesso: come devo potare i gerani? Vi lascio immaginare lo smarrimento di quel poveretto.
Non sempre però domande folli ottengono risposte appropriate. Ero al bar a fare colazione con il mio solito beverone energetico quando entra una donna con un grosso cane. La sua amica al bancone nel vederla le chiede, indicando il quadrupede: come va a scuola? Per un momento ho pensato che fosse una battuta per sdrammatizzare l’ormai delirante personificazione degli animali. Ma sono un povero sognatore. Perché la padrona della bestia pelosa ha risposto seria, accarezzando la testa del cane: stiamo facendo progressi, bene in obbedienza, un po’ meno di fronte alla ciotola, il suo insegnante è però contento, vediamo le prossime pagelle. Ecco, lì ho capito che è finita. Tra qualche decennio i cani saranno così istruiti che al guinzaglio ci finiremo noi. Ci porteranno allo sgambatoio e mangeremo crocchette vegane. Abbaieremo alla luna, ma nessuno ci ascolterà.
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